Ci sono insomma gli eroi alla Rubens Barrichello.Diciott’anni in formula 1 per il buon Rubinho che in una carriera costellata da marchi tipo: ”Buon Pilota”, “Fantastica spalla”, “Gregario di Lusso”, “Seconda Guida Perfetta” è riuscito a raccattare in 323 GP disputati qualcosa come 11 vittorie. Potevano essere di più e per i non amanti delle statistiche, sicuramente, lo sono! “L’una” in più è il più celebre ordine di scuderia della storia delle corse automobilistiche. Austria 2002, il brasiliano viene letteralmente fermato sulla linea del traguardo con un messaggio degli ingegneri dal box che sostanzialmente diceva:” Ok, Bravo Rubens, ma i punti servono per il titolo a Micheal! (Schumacher ndr, eccoci che torniamo alla prima categoria descritta nell’articolo). Risultato: frenata a pochi centimetri dalla linea del traguardo. Critiche infinite. Schumi che prendeva i punti, ma di perdere l’orgoglio non ci pensava nemmeno e consegnò la coppa di vincitore a Rubens.In Ferrari fu quasi sempre così, quando ci fu da scegliere, salvo qualche domenica da leone come quella della prima vittoria in Formula 1, in Germania. Gara pazzesca con continui stravolgimenti meteo ed addirittura un operaio di uno stabilimento Mercedes che per protesta invadeva la pista. A testimonianza che se nello sport sei un “Barrichello” è meglio non dare proprio niente per scontato.
Come non bisogna dare per scontato che, una volta approdato in una scuderia con la macchina nettamente più forte come lo fu Brawn Gp, le cose possano andare per il verso giusto facendo leva solo sull’esperienza. Infatti ecco che a vincere il titolo 2009 ci pensò l’allora giovanissimo compagno Jenson Button, con il nostro che dovette dire addio ai sogni di gloria a 3 gare dalla fine, proprio quando la rimonta stava per concretizzarsi.
Due anni più tardi alla veneranda età (sportiva) di quarant’anni decise di ritirarsi dal circus per cercare fortuna in America. Com’è andata ve lo lasciamo intuire, però fatecelo dire: “Provaci ancora Rubens!”
Sebastiano Paterniti