Non narra Monika Crha. Non racconta nemmeno. Parla, in modo fluido, naturale, realistico, coinvolgente, vero. E anche se non si conosce la sua voce, la si ode, mescolata a quella nostra interiore, mentre gli occhi scorrono le parole, catturati definitivamente dalla vicenda de “Lo sposo imperfetto”. È stato questo il mio primo pensiero quando finii di leggere il romanzo. E mi accadde qualcosa di inedito durante la lettura: sono rimasta stregata dalle parole di Marco, dalle sensazioni di Carla, dalla città avvolgente e descritta in modo vivo. Sentimento inedito, perché non mi era stato offerto il piacere di leggere in anteprima in qualità di lettrice, bensì con compiti precisi da assolvere. Invece di notare la virgola superflua, mi sedetti sulla panchina in pietra in Piazza Vittorio, a Torino, tra Marco e Carla. Divenni uno spettatore silente, un essere immateriale che vive tra fogli e lettere. Avevo la mano fredda, come quella di Carla, quando gliela strinsi nel primo capitolo. Marco calibrò la stretta, anche con me, quando mi presentai, per poi tornare silenziosa ad ascoltarli. “Lo sposo imperfetto” farà parlare di sé, mi sono detta quando lessi l’ultima parola dell’ultimo capitolo. Mi sorpresi a pensare che vi saranno non poche le copie con tracce di matita e punti d’esclamazione in verticale, accanto alle frasi da ricordare, trascrivere, riflettere, proferire, citare, assieme al cognome della scrittrice, mentre si sorseggia un caffè in compagnia di un caro amico. “Perché esista la curiosità e con la curiosità esista la vita e con la vita un motivo per viverla, allora bisogna rischiare e fare”, come dice la stessa Autrice. Irina TurcanuScrittrice, poetessa e giornalista
Non narra Monika Crha. Non racconta nemmeno. Parla, in modo fluido, naturale, realistico, coinvolgente, vero. E anche se non si conosce la sua voce, la si ode, mescolata a quella nostra interiore, mentre gli occhi scorrono le parole, catturati definitivamente dalla vicenda de “Lo sposo imperfetto”. È stato questo il mio primo pensiero quando finii di leggere il romanzo. E mi accadde qualcosa di inedito durante la lettura: sono rimasta stregata dalle parole di Marco, dalle sensazioni di Carla, dalla città avvolgente e descritta in modo vivo. Sentimento inedito, perché non mi era stato offerto il piacere di leggere in anteprima in qualità di lettrice, bensì con compiti precisi da assolvere. Invece di notare la virgola superflua, mi sedetti sulla panchina in pietra in Piazza Vittorio, a Torino, tra Marco e Carla. Divenni uno spettatore silente, un essere immateriale che vive tra fogli e lettere. Avevo la mano fredda, come quella di Carla, quando gliela strinsi nel primo capitolo. Marco calibrò la stretta, anche con me, quando mi presentai, per poi tornare silenziosa ad ascoltarli. “Lo sposo imperfetto” farà parlare di sé, mi sono detta quando lessi l’ultima parola dell’ultimo capitolo. Mi sorpresi a pensare che vi saranno non poche le copie con tracce di matita e punti d’esclamazione in verticale, accanto alle frasi da ricordare, trascrivere, riflettere, proferire, citare, assieme al cognome della scrittrice, mentre si sorseggia un caffè in compagnia di un caro amico. “Perché esista la curiosità e con la curiosità esista la vita e con la vita un motivo per viverla, allora bisogna rischiare e fare”, come dice la stessa Autrice. Irina TurcanuScrittrice, poetessa e giornalista
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