Quattro anni fa, poco dopo essere tornata dall'India, incontrai un'amica rientrata da poco dallo Sri Lanka. Io le raccontai della confusione colorata e contraddittoria del Rajastan, lei di un paese dolce e accogliente. Lei andò in India grazie ai miei racconti dopo qualche anno, io decisi quella sera che lo Sri Lanka sarebbe diventato un mio viaggio e un ricordo.
Ora che lo Sri Lanka è diventato una serie di immagini chiare, colori, forme, sapori e visi è tempo di bilanci e di sintesi perché questa terra è piccola ed allo stesso tempo grande. Se avesse senso fare una classifica delle cose che mi hanno colpito di questo paese, al primo posto ci sarebbero i colori della natura, sopratutto tutti i pantoni del verde, della sua vegetazione rigogliosa che non finisce mai di stupire e accompagnare lo sguardo.
Da quando sono scesa dall'aereo a quando ho lasciato il paese, questo colore ha riempito i miei giorni, e diverse sono state le occasioni in cui mi sono ricordata libri, storie e disegni con tali ambientazione di quando ero piccola. Le valli, la giungla, i paesaggi dello Sri Lanka, mi sono resa conto, sono stati lo sfondo di tante delle mie fantasie da bambina, in un'epoca in cui non era così facile digitare un nome per avere un'immagine. Quelle forme, quei ricordi, li ho ritrovati, fra le liane, gli immensi ficus, le alte palme, le ninfee e gli stagni. Mi sono saliti da qualche parte della memoria, quando ho visto liberi e nel loro ambiente gli elefanti, quando ho ammirato le forme degli alberi oramai secchi nelle paludi e nelle pozze d'acqua ferme illuminate dal sole. Senza saperlo ho capito che sono in un certo senso cresciuta in Sri lanka o in un paese che gli assomiglia, e che questa terra, non mi era totalmente estranea.
Al secondo posto di una precaria e riduttiva classifica, ascriverei la serenità che si respira camminando per le strade senza quasi essere notati, intercettando al massimo qualche saluto e qualche clacson di tuc tuc poco insistenti, nel caos però mai esasperato della popolosa Asia, fra botteghe sempre aperte, tutte uguali, con merce simile, sguardi simili, tempi simili. Per quanto diverso dal mio mondo, mi sono sentita stranamente a casa.
Camminando in queste strade sembra di essere protagonista di un film le cui scenografie si alternano a ciclo continuo, un pò come vivere " il giorno della marmotta". Mi sto innamorando sempre più, viaggio dopo viaggio, dell' Asia, e trovo anche in questa ripetitività, tante forme di bellezza, mai semplice.
La bellezza che ho ritrovato in Sri Lanka non è solo quella scontata del mare e delle valli. È, ad esempio, il fascino autentico di una strada mezza allagata percorsa da gente scalza più per cultura che per indigenza, i muri screpolati, le lamiere, le insegne con la pubblicità del nuovo che avanza, gli autobus pieni zeppi di gente, le forme della frutta esotica, la gente che cammina lungo i bordi della strada di giorno e di notte.
In queste strade, fra la persone, i commerci, le donne che camminano con l'ombrello per proteggersi dal sole, gli uomini con i pareo e senza sandali, ho camminato e guardato. Ogni strada era un capitolo ed una storia; ed ogni volta mi scoprivo attenta a qualcosa di diverso, senza sforzo, perché è ciò che mi circondava che mi catturava venendomi addosso. Per camminare e capire in quelle strade occorre solo lo sguardo e una macchina che ferma l'istante. E già solo questo vale la pena di un viaggio.
Al terzo posto la fauna: quella che vedi nei safari come quella che incontri occasionalmente per strada. Dall'emozione di scorgere elefanti a pochi metri, alle danze delle balene dell'oceano, a tenere in mano giovani tartarughe appena nate e salvate da un sicuro triste destino. Poi scimmie, varani, bufali, aquile e uccelli colorati. Tutto questo in Sri Lanka è come una storia fantastica per chi è occidentale come noi.
Al quarto la religiosità di questo paese, anzi i diversi credo religiosi. La storia dello Sri Lanka è quella di una terra di conquista, i cui colonizzatori hanno poi portato manodopera a basso costo anche dall'india. Induismo, cattolicesimo, Buddhismo, Islam ora convivono. Dopo anni di guerra civile, dopo la sciagura dello tsunami, ogni religione ha un suo spazio di convivenza civile. Si possono visitare chiese, e accanto vivere i riti del Buddhismo, magari come me ritrovandosi a condividere un dono collettivo. Fra fiori, preghiere, cibo donato, vestiti bianchi, monaci ed enormi statue di Buddha mi sono immersa nei loro riti osservando con distanza e avvicinata quando mi hanno invitato a farlo. Poi moschee e templi indù, colorati, vivaci, fra le immagini di divinità che ti osservano mentre scalza, magari sotto la pioggia copiosa e le pozzanghere mi muovevo curiosa.
Al quinto le città dal passato coloniale, dove scorgere senza alcuna difficoltà tracce evidenti di esso. A volte mi sono sentita inglese, a volte portoghese, a volte olandese; spesso tutte e tre le cose assieme. Mi è sembrato di camminare in un set cinematografico, in uno di quei film che raccontano i mercati delle spezie e del the. Non ero a Cinecittá e nulla era finto: ero in mezzo all'oceano indiano, fra la gente del luogo, gli alunni in divisa, i banchetti di pesce a terra ed ordinate case stile britannico.
Se qualcuno mi dicesse di raccontare in poche battute lo Sri lanka, lo farei così, scusandomi con quella terra e la sua gente. Perché poi c'e tutto il resto, ed é tanto: le valli del tè, le donne che vi lavorano, la loro dignitosa povertà, i treni che le attraversano, la gente che cammina sui binari, le cascate, il mare e tanto tanto altro. Ma queste non sono cose da classifica. Sono storie che hanno bisogno di parole che già so, non saranno sufficienti per raccontarle.
Si ringrazia per l'assistenza nella realizzazione del viaggio Siriranga Viaggi.fotospecialeSri Lanka