Lo stagista inaspettato

Creato il 21 ottobre 2015 da Veripaccheri
Lo stagista inaspettato di Nancy Meyers con Robert De Niro, Anne Hathaway, Rene Russo Usa, 2015 genere, commedia durata, 121
La prima cosa che salta in mente guardando "Lo stagista inaspettato" il nuovo film diretto da Nancy Meyers, è quella di ripensare a un classico della commedia americana come "Il diavolo veste Prada", diretto da David Frankel e interpretato da Meryl Streep e Anne Hathaway. La sceneggiatura scritta dalla Meyers infatti non si risparmia in fatto di rimandi e suggestioni al film di Frankel, potendo contare non solo sulla presenza della Hathaway che del lungometraggio del 2006 fu parte in causa, ma anche su un personaggio, Jules, interpretata dalla stessa attrice, che per caratteristiche e atteggiamenti potrebbe assomigliare alla Miranda Priestly portata sullo schermo dalla Streep. Della prepotente e tirannica giornalista la Jules di "La stagista inaspettato" mantiene non solo le competenze lavorative e una personalità a dir poco indisponente ma soprattutto la possibilità di infierire, come a suo tempo aveva fatto Miranda con la sua assistente, sull'inadeguatezza anagrafica e professionale di Ben (Robert De Niro), lo stagista settantenne che le viene temporaneamente assegnato per aiutarla a tenere testa ai molti impegni della sua agenda. In realtà il film della Meyers mantiene solo in minima parte le premesse di perfidia e d'antipatia legate al personaggio della giovane imprenditrice; perché, più che essere il motivo conduttore della storia questi aspetti si rivelano come il modo scelto dal film per consentire a Ben, che de "Lo stagista inaspettato" è l'assoluto mattatore, di sfoderare un po' alla volta le capacità organizzative e di comando che gli permetteranno di guadagnarsi la stima dei colleghi , conquistati fin da subito dalle buone maniere e dalla saggia determinazione del simpatico matusalemme e successivamente la fiducia della datrice di lavoro, di cui l'uomo finirà per diventare addirittura mentore, aiutandola a risolvere una serie di vicissitudini lavorative e soprattutto familiari; queste ultime legate alla difficoltà di Jules di conciliare le mansione lavorative con le responsabilità derivategli dal ruolo di madre e di moglie assegnategli dalla storia.
Considerato che il lungometraggio della Meyers rientra in quella categoria di prodotti cinematografici che non sono chiamati a guadagnarsi i favori del pubblico per l'originalità dell'intreccio - che anche qui ha come priorità quella di assicurarsi la dialettica tra caratteri di segno opposto - ne per l'imprevedibilità della storia, che in questo caso, attraverso la scelta di un'attrice acqua e sapone come la Hathaway - istintivamente portata per i ruoli da damigella in pericolo - svela fin dal principio quali siano la natura e le intenzioni della storia, "Lo stagista inaspettato" riesce a gestire il confronto tra i due protagonisti con una sensibilità in grado di adeguarsi senza troppi sconquassi alla svolta buonista che ad un certo punto trasformerà le dinamiche tra Ben e Jules in quello che potrebbe essere un rapporto tra padre e figlia. Detto che il film in questione ci restituisce il miglior De Niro degli ultimi anni, finalmente alle prese con un ruolo che fa coincidere il carisma dell'attore con quello del suo personaggio, evitandogli al contempo di sconfessare anni di onorata carriera, "Lo stagista inaspettato" è il film di una regista cresciuta nel mito della new hollywood (e lo testimoniano la predilezione per la generazioni d'attori che l'hanno resa unica) ma con un occhio costantemente rivolta agli anni d'oro del cinema americano e in particolare alla commedia di quel periodo come dimostra la scrittura del remake de "Il padre della sposa" e come testimonia ancora oggi il galateo sentimentale che il film porta in dote. In questo senso è un peccato che un film così favoleggiante e leggiadro si prenda la briga di ritornare sulla terra, rammentandoci - attraverso il sermone che Ben rivolge a Jules nei momenti finali - di quanto negli Stati Uniti il lavoro sia inteso in senso calvinista e quindi di come l'esistenza delle persone sia per forza di cose votata al successo, ai soldi e alla promozione sociale che da questo ne deriva. Certamente nulla di nuovo ma per quello che ci riguarda avremo preferito continuare a sognare. Almeno qui, almeno dentro questo film. (pubblicato su ondacinema.it)

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