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Lo Stato di benessere latino americano e la dottrina del “Sumak Kawsay”

Creato il 05 settembre 2013 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Lo Stato di benessere latino americano e la dottrina del “Sumak Kawsay”
Introduzione

Il primo decennio del ventunesimo secolo è stato un periodo buio per le economie sviluppate le quali hanno smesso di crescere come conseguenza della crisi economica e finanziaria iniziata nel 2007-2008. Alcuni Stati sono entrati in una spirale recessiva nonostante l’applicazione di misure volte a contenere i suoi effetti e contrastare le sue cause. Diversa è stata la situazione dei paesi in via di sviluppo che, grazie alla loro crescita potenziale, hanno continuato a progredire. L’ascesa dell’America Latina, interpretata da taluni come un nuovo equilibrio globale, è stata da allora molto discussa. In particolare, il dibattito si è concentrato sulla funzione del Prodotto Interno Lordo (PIL) come misura principale di crescita e di maggiore livello di benessere sociale. Tuttavia, negli ultimi anni, questo parametro di valutazione ha reso percepibile una continua dissociazione tra il benessere – come si vive giorno per giorno – ed il progresso – come viene misurato dalla contabilità nazionale – creando così una situazione di malcontento generale.

La regione, in una simile prospettiva, ha prontamente individuato la necessità di promuovere un cambiamento di pensiero orientato verso la “qualità della vita” piuttosto che verso il “livello di vita” ponderato con la crescita economica. Il Sumak Kawsay, o dottrina del “vivir bien“, è un esempio di questo disappunto generale. Basandosi sul modello di benessere soggettivo, questa dottrina permette ad ogni individuo di vivere una vita equa, rispettando un equilibrio pareto-efficiente prestabilito. Gli agenti economici, dunque, preferiscono agire da protagonisti – intesi come collettività – anziché lasciarsi guidare da un contesto macroeconomico, leggasi welfare State, che non sempre garantisce i minimi livelli di benessere.

La ricerca del benessere in America Latina

Storicamente, nel territorio latino americano, la misurazione del benessere si è concentrata prevalentemente nello studio della retribuzione, così come in quello dei trasferimenti monetari da parte dei servizi sociali1. Tra i primi studi della realtà latino americana, vi sono i contributi rilevanti dell’economista e filosofo Carmelo Mesa-Lago il quale, partendo dal sistema di sicurezza sociale allora vigente nel territorio, riuscì a classificare i diversi Stati della regione in base al loro livello di benessere2. A seguito della crisi economica mondiale e delle necessarie politiche macroprudenziali compiute dagli Stati membri per sopperire eventuali rischi sistemici3, è tornato in primo piano il dibattito politico-economico ed accademico su una delle questioni più controverse del pensiero economico: il ruolo dello Stato nell’economia4.

La conferenza latino americana che si è tenuta nel 2011 a Città del Messico ha innovato radicalmente la posizione del cosiddetto Stato “protector” e “benefactor“. Il dibattito denominato “Misurazione del benessere e promozione del progresso delle società” è stato il primo di una serie di conferenze per valorizzare e promuovere la misurazione del benessere e del progresso sociale. L’evento ha permesso lo scambio di idee tra specialisti di numerosi settori: scienze economiche e statistiche, sociologia, medicina, antropologia, urbanistica, psicologia, filosofia, psichiatria e formazione, tra gli altri. Questo mix di partecipanti, diversi nelle loro competenze, ha portato ad una discussione esaustiva degli elementi che devono essere incorporati in una visione del progresso che risponda alla molteplicità di fattori inerenti al benessere umano. Gli obiettivi analizzati dagli esperti hanno puntato da un lato ad approfondire il dibattito riguardo la misurazione del “tenore di vita” grazie all’Indice di Sviluppo Umano (ISU) e, dall’altro, a studiare un metodo efficace per migliorare lo studio delle analisi svolte dal campo economico e politico.

PNUD 2013

Figura 1: La tabella mostra l’ISU dei paesi dell’America Latina e dei Caraibi, classificati inoltre per PIL pro capite5.

Come afferma difatti il coordinatore della conferenza Mariano Rojas:

“La ricerca sociale mostra che il reddito non è l’unico fattore determinante di benessere, quindi parliamo di andare al di là del reddito per integrare la misura e gli altri indicatori che sono associati con il concetto di una vita quotidiana di qualità. Si parla di uno sviluppo che va ben oltre la crescita economica”6.

Le disuguaglianze sociali

Vi è una stretta relazione tra benessere, equità e coesione sociale. L’America Latina, nonostante la significativa crescita economica, è il continente più diseguale al mondo. Le disuguaglianze si manifestano non solo nel reddito, ma anche in termini di ricchezza, istruzione, salute, accesso a servizi di qualità, disponibilità di tempo libero, esercizio della cittadinanza e altri fattori. Occorre inoltre osservare le disuguaglianze etniche, di genere e di altri gruppi vulnerabili, come pure la mobilità intergenerazionale.

PNUD 2013 - 2

Figura 2: I grafici mostrano l’evoluzione del coefficiente di Gini, il quale indica la disuguaglianza delle entrate in un Paese muovendosi tra valori dal 0-1 dal 1980-2011, in 18 Paesi latino americani7.

Louise Cord, responsabile del rapporto Shifting gears to accelerate shared prosperity della Banca Mondiale, afferma che la regione avrà bisogno di quasi due generazioni per sopraggiungere al livello di benessere dei paesi attualmente più sviluppati dell’OCSE. Cord avverte che una delle più grandi sfide dei prossimi anni riguarderà le grandi differenze nel tenore di vita dei vari Paesi della regione. Tuttavia, dalla lettura dei dati forniti dalla Commissione economica per l’America Latina e i Carabi (CEPAL), si evince come a partire dal 2000, grazie ad un decennio di forte crescita economica, per la prima volta nella storia, la classe media abbia superato la cosiddetta classe “povera”8.

Il benessere soggettivo

Nuovi elementi di analisi del welfare state si basano sul cosiddetto benessere soggettivo. La motivazione per la quale è rilevante analizzare questo singolare concetto – in quanto possibile obiettivo della politica economica di uno Stato – va integrato con diverse valutazioni cognitive, quali ad esempio il confronto tra il tenore di vita di due persone, di due nazioni o della stessa persona o nazione in due differenti momenti storici. Al riguardo, l’economista Amartya Sen dimostra che non è sufficiente soffermarsi su confronti di tipo puramente “situazionali”, ma occorre ripercorrere l’esercizio di definizioni e di valutazioni di tutte le variabili che fanno parte dell’analisi sociale. L’interpretazione del benessere deriva direttamente dalla tradizione utilitaristica in campo economico. Partendo da questo approccio, il benessere di una persona si identifica con le varie interpretazioni dell’utilità, ossia della felicità, del soddisfacimento dei desideri o della scelta. In quest’ultimo caso specifico, si parte dall’assioma di base per cui ogni scelta individuale è sempre finalizzata a massimizzare il benessere della persona9.

Il processo di cambiamento che emerge oggi nell’area latino americana, partendo dal punto di vista dei popoli originari, irradia e colpisce l’ambiente globale, promuovendo uno dei paradigmi più antichi: la cultura del Sumak Kawsay, basato sul modello di vita che si riflette in una pratica quotidiana del rispetto, l’armonia e l’equilibrio. Un modello certamente contrario alla visione dell’attuale sistema economico che invece incoraggia il corporativismo, il capitalismo ed il consumismo. Rispettivamente nel 2008 e nel 2009, Ecuador e Bolivia sono stati i primi due Stati a introdurre tale dottrina all’interno delle proprie Costituzioni, riconoscendo il diritto delle persone a vivere in un ambiente sano ed ecologicamente equilibrato, al fine di garantire la sostenibilità10. Questo modello innovativo e radicale ha preso piede nella regione latinoamericana come possibile sviluppo “alternativo”. Il fenomeno ha interessato l’intervento delle Nazione Unite e si prevedono nuove forze di attuazione in seguito all’annuncio di un Piano nazionale del “vivir bien” 2009-2013 da parte del governo dell’Ecuador.

Conclusioni

Per decenni il PIL ha rappresentato l’unico indicatore – nonché misura – non solo dell’attività economica di un Paese ma anche del suo progresso e del benessere sociale. Le crisi degli ultimi anni e il fenomeno del Sumak Kawsay hanno reso necessario l’intervento delle Nazioni Unite per l’elaborazione di nuovi parametri statistici in grado di guidare sia i decisori politici nel disegno delle politiche di crescita, sia di tenere conto di aspetti quali la distribuzione del reddito, la giustizia, la libertà e le capacità dei singoli, per ottenere una vita piena di significato.

Secondo il presidente dell’Ecuador, l’economista Rafael Correa, lo sviluppo di cui è necessario che si preoccupi l’apparato statale nei prossimi anni è quello umano, ovvero il benessere soggettivo, inteso come la maggiore offerta possibile di opportunità alle persone e alle comunità, la difesa della loro dignità, la tutela e il rispetto della loro identità e diversità, la soddisfazione dei loro bisogni, la facilitazione della loro autonomia e la valorizzazione dei loro luoghi. In tale orizzonte, il tentativo è quello di costruire una società democratica, unitaria, policentrica, composta non da individui animati da egoistica ambizione, ma da esseri umani solidali e cooperativi, che insieme promuovano uno Stato di benessere “sostenibile”11. E’ dunque fondamentale apprendere a pieno ciò che noi chiamiamo “benessere”, perché tale accezione fornisce alla società la giusta direzione in cui muoversi per raggiungere un progresso sostenibile. Solo così sarà possibile sviluppare delle statistiche che siano in grado di monitorare correttamente il progresso sociale.


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