Se confrontiamo il dato suddetto con il guadagno di un lavoratore tedesco, la questione diventa ancora più grave: quest’ultimo guadagnerebbe all’incirca seimila euro in più all’anno. Chi ne risente maggiormente è la categoria giovani. D’altronde Megale sottolinea come un giovane degli anni ’70 guadagnasse mediamente il 10% in più della media nazionale, negli anni della crisi invece ne porta a casa il 12% in meno.
Tutto questo è frutto di una progressiva sperequazione, di un lungo periodo. Infatti: Nel 1970 un manager guadagnava venti volte di più di un operaio mentre oggi arriviamo a picchi che superano le duecentocinquanta volte. Diseguaglianze che si sostanziano anche dall’analisi che si fa nel testo delle dichiarazioni fiscali da dove si rileva che “oltre 15 milioni di lavoratori dipendenti guadagnano poco più di 1.300 euro netti al mese in media. Di questi circa 7 milioni ne guadagnano meno di 1.000.
Infine, i contratti nazionali dal 2000 ai nostri giorni sono stati un argine contro l’inflazione, ma non hanno soddisfatto i problemi in merito a fisco e bassa produttività. Difatti, il reddito disponibile familiare ha registrato, in questi anni, una perdita di circa -8.312 euro per le famiglie di lavoratori, a fronte di un guadagno di 3.142 euro per quelle di professionisti e imprenditori.