La confusione nasce dall’opportunismo politico di Hitler e dall’impasse della Santa Sede a condannare il dittatore per la paura di aggravare la situazione di cattolici ed ebrei in Germania. In Ultimissima 23/2/11 informavamo dell’uscita di un libro che riprende i discorsi del Führer in ambito privato, a tavola assieme a ospiti ed invitati. Dalle parole di Hitler, alcune citate nell’articolo, emerge chiaramente tutta la sua avversione per il cristianesimo, il cattolicesimo, i preti e la chiesa cattolica.
In uno studio francese recente, intitolato Il controcattolicesimo di Adolf Hitler, il filosofo Paul Thibaud, ex presidente dell’Amicizia giudeo-cristiana di Francia spiega che Hitler tentò di coniugare fin dall’inizio un discorso dai contenuti fortemente antievangelici e anticristiani con un’oratoria che a tratti imitava grossolanamente lo stile dei predicatori. Sarebbe cominciata così un’autentica «manovra hitleriana nei confronti del cattolicesimo che comporta tre aspetti, o tre tappe: neutralizzazione, asservimento, sostituzione». A livello locale, questo «gioco ostile» sarebbe stato presto affiancato dalla coercizione e dalla deportazione di «molti preti tedeschi nel campo di concentramento Dachau».
La tesi principale di Thibaud è dunque la volontà nazista di «sovvertire il cristianesimo», e infatti fin dall’inizio la rivoluzione nichilista hitleriana agì perfettamente come un polo negativo rispetto ai valori della Chiesa cattolica. È proprio per questo che quanto accadde in Germania assomiglia così tanto, nella sua dinamica, ai «movimenti apocalittici» medievali, pronti anch’essi a snaturare e capovolgere il messaggio cristiano, ricostruendo a livello sociale scenari immaginari di fine dei tempi.