Magazine Media e Comunicazione

Lo strano caso del dottor Cesare Lombroso e del suo Mal di Torino

Creato il 11 dicembre 2012 da Giorgiofontana

Lo strano caso del dottor Cesare Lombroso e del suo Mal di TorinoA Torino esiste, unico caso al Mondo, un museo che raccoglie reperti di antropologia criminale, medicina legale, storie di delitti e di pene all’interno del quale lo sguardo e le reazioni non sono mai indifferenti.
Non lo sono per due evidenti ragioni.
La prima è la nostra natura umana, in cui la miscela di innocenza e di peccato è il motore di tutte le nostre azioni, con la quale quotidianamente dobbiamo fare i conti, in modo più o meno drammatico, con la nostra empatia o la nostra distanza, con la passionalità o la freddezza.
La seconda, meno evidente ma presente nel profondo, è legata all’ossessione dell’uomo Lombroso, non dell’uomo lombrosiano, misurazioni statistiche, pesate e trapanazioni, catalogazioni ed etichettature, ma del dottor Marco Ezechiele “Cesare” Lombroso e di quella sua puntuale ricerca del senso, della ottimistica positività ontologica, secondo la quale quello che appare ai nostri occhi ed è misurabile e dato in pasto ai numeri è reale.
Dalla pratica della realtà alla sua collocazione in un disegno generale, il passo è breve.
Da qui la pesudoscienza lombrosiana, con i suoi vettori positivistici che tanto hanno caratterizzato il mondo accademico e, a cascata, quello filosofico, sociale, politico, a Torino.
Eppure in quello stesso periodo altri due abitatori della città indirizzavano le forze del loro intelletto verso la fuga.
Friedrich Nietzsche fugge dal Mondo con la sua malattia psichica e sceglie la porta Torino per farlo
Emilio Salgari fonda la letteratura esotica, la fuga epica dalla condizione quotidiana, sogno rivestito di avventure tanto reali quanto coinvolgenti i suoi lettori per la fortuna di editori senza scrupoli che lo ridurranno a doversi dare la morte, come estrema fuga da una città maledetta.
La Maledizione di Torino, sta forse proprio in questa ineluttabile contraddizione, la pesante realtà positiva e la potenza maieutica della rappresentazione, che permea ogni suo momento storico, i personagi che l’hanno popolata, figli e immigrati, viaggiatori e fuggitivi, a cui ha dato asilo e chi ha allontanato.
Credo che Fabrizio Vespa, quando ha pensato di utilizzare la raffinata tecnica borgesiana della finzione con il falso ritrovamento lombrosiano, abbia pensato a questa inconciliabile condizione tra Reale e Immateriale, così ben amalgamato nell’abitante torinese e così pronto a farsi viralizzare da quel Mal di Torino che è la sua inevitabile condanna.

Cosa c’entri un libro su Torino, un libro filosofico su Torino, con argomenti social mediatici?
C’entra eccome. Internet è un luogo, più che un media, un luogo dove convergono tutti i mezzi di comunicazione di massa, il luogo in cui sembra che tutto abbia un senso e una risposta, in cui tutto sia misurabile e che bastino i numeri per conoscere e farsi conoscere.
Ma è anche il luogo in cui le persone si ritrovano nella loro impietosa solitudine, a cui non bastano sequenze interminabili di risposte ad una banale domanda.
Internet è un luogo in cui si vive una convalescenza e non, invece, si può vivere appieno.
Nonostante si possa avere tutto e subito.

Con Fabrizio Vespa ho conversato del suo bel libroMal di Torino , un libro intelligente, da regalare.

Nella seconda parte si parla anche del magazine Sugo News


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :