Lo strano caso del libro dell’estate

Da Lundici @lundici_it

Le ombre si allungano sulla spiaggia e sono solo le 18,30. È fatta, finita anche questa volta. Rimarranno nel ricordo di questa estate l’oblio, la vaghezza, i viaggi per chi ha potuto permetterseli, i pigri aperitivi, il tempo perso a imbambolarsi davanti a vari panorami di isole, coste, montagne, laghi, quadri nelle sale di affollati musei o solamente a vedere sfilare davanti al tuo onnipresente mojito il pittoresco spettacolo della merce umana. E poi le letture.

I libri dell’estate

Se non altro, in viaggio l’eBook pesa meno…

Libri, carico da 90, da portarsi ancora dietro in valigia (mai e poi mai l’eBook, pensiamo ostinati) facendo la gioia delle bilance dei voli low cost, invariabilmente sopravvalutando le proprie capacità di lettore famelico e ansioso. “Oddio e se ne porto solo due e li finisco, poi che diavolo trovo a Alicudi? Se non mi piacciono, cosa leggo a Fethiye, la vita in francese di Ataturk?” Quindi 3 libri piccoli, la Lonely Planet che non conta ma ci vuole e, assolutamente fuori formato, “La verità sul caso Harry Quebert“, di Joël Dicker, Bompiani. Ben 784 pagine, mezzo chilo solo lui, ma promette bene.

Ma ti accorgi subito, dopo essertelo portato dietro per mezza Europa, che l’ultimo libro che ti rimane da leggere dopo esserti fumato in due giorni i tre tascabili, il libro che ha venduto migliaia di copie grazie al passaparola e non solo, recensito come il caso dell’estate è un colossale pacco. Non hai scelta e continui a leggerlo anche per capire se sei tu che non capisci più niente e hai il cervello ormai in fumo. Chiusa l’ultima pagina e abbandonatolo su una spiaggia fingendo un improbabile BookCrossing, sfumata la rabbia e stufo di leggere anche il glossario della Lonely Planet (non ti è rimasto da leggere che quella), cerchi di capire.

La trama per sommi capi

Estate 1975. Una ragazzina (Nola Kellergan) si innamora, ricambiata, del professore universitario Harry Quebert ma scompare misteriosamente. Lui vive nel rimpianto, scrive un romanzo, dedicato a lei e al loro amore.

Il romanzo diventa un’epocale pietra miliare della letteratura americana, mica bazzecole. Il suo giovane allievo universitario Marcus, suo ammiratore e scrittore anch’egli ma in pieno blocco creativo, lo ritrova dopo anni auto esiliato in una villa del New Hampshire, persa tra la campagna e il mare (alla Salinger) e poco distante da un paesino, il solito covo di vipere. Ovviamente trova il suo mentore in pessime condizioni.

Uno dei preziosi consigli di Harry Quebert

Lo scrittorone Harry si lagna con lui (e di conseguenza anche con noi), piagnucola, sospira per la scomparsa della sua amata dispensando anche consigli sulla scrittura, paragonandola alla boxe e alle sue regole. Una valanga di consigli, quasi uno per capitolo, che oscillano tra il nonsense e frasi quasi zen. Per giunta dando continuamente da mangiare (ovviamente la bellissima villa è ai piedi del oceano) ai gabbiani, che si accontenterebbero anche di meno visto che come ben si sa mangiano pure i rifiuti delle discariche.

Ma nel 2008 uno scavo fortuito nel giardino di Harry riporta alla luce le ossa della ragazza, di Nola (la Lolita che quando era in vita puliva il cottage, faceva premurosamente la spesa, cucinava per lui, lo adulava da mattina a sera e pare poco altro: ce la vedete una quindicenne che si comporta cosi?), e una sacca di pelle con il manoscritto del romanzo. Harry viene ovviamente arrestato. Il prode Marcus fedele al suo maestro farà di tutto per scagionarlo. La scrittura è sciatta, con dialoghi e frasi d’amore tanto improbabili da domandarsi per quale disguido non abbiano dato a Moccia il Pulitzer.

Pagina dopo pagina ci domandiamo dove stia tutto questo amore, mentre l’autore macina pagine su pagine senza riuscire a tratteggiare per noi lettori, ormai stufi, un ritratto, dei personaggi vividi, quanto meno credibili o perlomeno con addosso una spolverata di eros.

Joel Dicker

Essendo un giallo scattano i sospetti incrociati che coinvolgono tutti i personaggi: la barista del paesino, i genitori disturbati della ragazzina, ovviamente a turno, lo pseudo pazzo sfigurato (c’è sempre) pure artista sopraffino, l’avvocato, l’esteta della zona, quasi tutta la squadra dei poliziotti, singolarmente o a coppia, vecchi e giovani. E poi il romanzo del secolo non lo ha scritto lo scrittorone Harry… ma allora chi? Pare la Nola, no il pazzo, anzi il giovane, forse il babbo della barista. Alla fine, stremati, ci aspettiamo che l’omicida sia stato perlomeno uno dei gabbiani, auspicando la fine di questa sgangherata sarabanda.

Conclusione

In poche parole, anzi due: una schifezza, che se si fosse scritto noi ci avrebbero tirato il tomo giù dalla finestra e cacciati a pedate.

Lezione n.1 – Diffidare del passaparola, è trasversale, non controllabile, chi lo ha detto che quello che io reputo un buon libro lo sia altrettanto per il mio vicino di ombrellone?

Lezione n. 2 – Diffidare di ambientazioni sulla costa est degli Usa se non di penna comprovata (S. King, P. Roth, J. Irving, il buon vecchio spaventato Salinger resuscitato anche questa estate), infarcite di piccole comunità, oceano, pittoresche caffetterie, gabbiani (zozzi) a profusione.

Lezione n. 3 – Diffidare, anzi scappare se si prospetta amore torbido con adolescente (no non scomodo Nabokov, troppo facile).

La copertina dell’edizione in lingua francese

Lezione n. 4 – Diffidare se il tutto esce dalla penna o dal PC di uno svizzero ginevrino, per carità niente contro i nostri vicini d’oltralpe ma il loro contesto non dà imprinting di ambiguità e inquietudine. O forse si?

Lezione n. 5 – (forse la più importante) Diffidare delle case editrici che pongono sul libro fascette e fascettine a profusione che strillano “il libro dell’anno”, “il caso letterario”, per non parlare del giudizio del giornalista del momento. Le mie fornitrici di libri, le mie pusher, quelle sante donne della mia libreria di riferimento, mi assicurano che Sellerio e Adelphi si fanno vanto di non metterle, anche se quest’ultima qualche volta sbaglia pure lei, alla faccia dell’eleganza delle copertine e dell’autorevolezza conquistata negli anni. Ovviamente tutto questo non conta se si è un buon scrittore.

Morale

Le vie dell’editoria sono imprevedibili e oscure.

“…non esiterei a dire che “La verità sul caso Harry Quebert” è il miglior giallo in circolazione in questo momento” [Corrado Augias]

”Una scala troppo stretta(da 1 a 10, ndr) per Joël Dicker e “La verità sul caso Harry Quebert”. Merita almeno 110 e lode. È un romanzo bellissimo” [Antonio D’Orrico]

Ah, che strana estate.

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