Lo strano caso di Elisa Lam (Pt.3)

Creato il 15 dicembre 2015 da Theobsidianmirror
LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI
Elisa Lam era sola quel giorno? Da chi si nascondeva? Stava fuggendo da qualcuno? Che ne è stato di lei quando è sparita dal campo visivo della telecamera? E soprattutto, quali sono state esattamente le circostanze che l’avrebbero portata in quella maledetta cisterna sul tetto dell’edificio? A tutte queste domande tenteremo oggi di dare una risposta. Abbiamo visto, nei giorni precedenti, di quanti e quali indizi si siano arricchite le speculazioni di chi ha cercato a ogni costo di trovare una soluzione all’enigma del video registrato dalla telecamera di sorveglianza. Su alcuni di questi vale la pena soffermarsi; altri particolari sono invece più che altro il frutto della follia paranoica dei tanti piccoli Dylan Dog che infestano la rete. Tra questi, la pretesa di voler vedere in quella “strana nebbiolina” visibile al minuto 3:05 i contorni di un volto demoniaco e, giusto per non farsi mancare nulla, il volto di uno dei serial killer che anni prima avevano alloggiato al Cecil Hotel. In questo caso siamo ben oltre un semplice fenomeno di pareidolia, ma siamo anche davvero oltre la soglia del ridicolo. Molto più significativa è invece l’evidenza del taglio apportato al video di Elisa prima che questo venisse diffuso in rete. Anche se non vi fosse stato chi, come il curatore della prova video pubblicata in chiusura del post precedente, si fosse messo ad analizzare lo scorrere dei secondi, parzialmente celati da quella stana crittografia (non mi viene in mente un termine migliore) aggiunta chissà quando e chissà per quale motivo, sulla presenza di un taglio ci si sarebbe potuti arrivare ugualmente osservando il video: se vorrete soffermarvi sul minuto 2:57, noterete senz'ombra di dubbio qualcosa di strano nel modo in cui le porte dell’ascensore si chiudono. È quella la prova della mancanza di alcuni fotogrammi e, di conseguenza, la prova che vi sia stata una manipolazione. Il motivo di tale manipolazione? Non è dato saperlo ma, prima di gridare al complotto, si potrebbe semplicemente ipotizzare un taglio atto a eliminare da un video un lungo quanto insignificante minuto.
Veniamo ora a tutte le domande che abbiamo accumulato sinora e cerchiamo di trovare delle risposte partendo dall’unica certezza che gli inquirenti hanno portato alla luce, vale a dire il quadro clinico di Elisa Lam antecedente al suo viaggio. Premesso che tutti noi siamo portati a credere all’irrazionale quando non troviamo delle risposte razionali alle nostre domande; premesso che tutti noi, in casi come questo, tendiamo ad azzardare ipotesi sovrannaturali, tirando in ballo demoni e fantasmi; premesso che il mondo in cui viviamo ci consente di parlare di cospirazioni anche dove è ovvio che non ve ne possano essere; premesso tutto questo, e scartando ciò che è palesemente campato per aria, ciò che rimane è la soluzione più semplice e ovvia: Elisa Lam era in preda a un episodio psicotico.

La protagonista di questa bizzarra vicenda non era una ragazza qualunque: a Elisa Lam era stato infatti diagnosticato tempo addietro un disturbo bipolare, vale a dire una sorta di psicosi maniaco-depressiva che porta il paziente che ne soffre a manifestare comportamenti anomali, caratterizzati da bruschi cambi di umore nonché da episodi di iperattività, loquacità e manie di grandezza contrapposti a insonnia, depressione e perdita di attenzione. Sarebbe interessante (e probabilmente decisivo) se tra i miei lettori vi fosse un esperto di psichiatria che potesse confermarne i sintomi, ma se così non fosse, anche per noi che di queste cose capiamo poco o nulla, credo non possano esservi dubbi sul fatto che Elisa Lam, quel giorno, non fosse completamente in sé.
Una spiegazione soddisfacente? Forse, ma anche dando per scontato l’episodio psicotico, esso da solo non basta a spiegare le circostanze della sua morte. Come ha fisicamente potuto Elisa salire da sola in cima al tetto, arrampicarsi sulla cisterna e buttarvisi dentro? C’è qualche particolare che non torna. Inoltre, Elisa era sola quel giorno? Da chi si nascondeva? Stava fuggendo da qualcuno? Che ne è stato di lei quando è sparita dal campo visivo della telecamera? Partiamo dalla supposizione che vi fosse qualcuno che stesse davvero inseguendo Elisa. Osservando nuovamente il video, ora che conosciamo le alterate condizioni psicologiche della vittima, possiamo rispondere quasi senz'ombra di dubbio che non c'era nessun altro. Lo si intuisce dai primissimi fotogrammi che mostrano le porte dell’ascensore aprirsi ed Elisa apparire da sinistra. È evidente che l’ascensore era appena giunto al piano chiamato proprio della ragazza. Se davvero ci fosse stato un inseguitore, Elisa avrebbe davvero atteso l’arrivo dell’ascensore? Se ci fosse stato qualcun altro, perché non proseguire oltre e raggiungere una delle tante rampe di scale che, dalla mappa che ho riportato qui sopra, di sicuro non mancavano?E per quanto riguarda il mistero delle porte dell’ascensore che non si chiudono? Basta dare un’occhiata più da vicino alla pulsantiera di tale ascensore (vedere immagine in cima): uno dei tasti riporta la scritta “DOOR HOLD”, un pulsante che evidentemente serve proprio per mantenere aperte le porte dell’ascensore (e nel video si nota benissimo che, fra i tanti, anche quel tasto viene premuto da Elisa).
Fin qui nessun mistero, quindi. Elisa in quel momento era decisamente sola a quel piano del Cecil Hotel e non vi sono indizi che possano suggerire il contrario. La volta scorsa avevamo accennato al fatto che, a un certo punto del video, si intravede un piede che potrebbe non appartenere alla ragazza (minuto 2:29). Molti hanno costruito su quel singolo fotogramma un intero romanzo, asserendo che il piede di Elisa non avrebbe mai potuto assumere una posizione come quella. Ma ne siamo davvero sicuri? Vi invito a riavvolgere il video e a fermarvi su un singolo fotogramma visibile al minuto 1:30. Osservate il piede destro di Elisa mentre rientra nell’ascensore: quel piede riesce a prendere un’angolazione di quasi novanta gradi rispetto al corpo, dimostrando nei fatti un incredibile grado di snodabilità delle sue giunture. Siete ancora sicuri che quello che si dice possa essere il piede di un fantomatico assassino, nascosto di lato, lo sia davvero? A me pare evidente che in quel video non ci sia davvero alcun mistero.
Veniamo infine alle questioni più importanti: come ha potuto Elisa Lam recarsi non vista sul tetto dell’hotel visto che tutti gli accessi, porte e scale, risultavano chiusi a chiave? Come ha potuto gettarsi dentro un serbatoio praticamente inaccessibile? Davvero tutti gli accessi al tetto erano chiusi a chiave? Il serbatoio era davvero inaccessibile come si continua a sostenere un po’ ovunque? Non ne sarei così tanto sicuro. E l’immagine qui di seguito dimostrerebbe, senza tante storie, come l’accesso al tetto e, di conseguenza, alla cima del serbatoio non fosse stata un’impresa così impossibile. 
Come si può facilmente notare da quest’immagine (confrontandola anche con la mappa più in alto) sono presenti scale antincendio che portano al tetto da tutte e tre le ali del palazzo. Tali scale antincendio (che per ragioni di sicurezza non possono certo rimanere chiuse) sono accessibili agli ospiti a qualunque piano essi si trovino. Se ne evince che Elisa, una volta preso il corridoio di sinistra e svanita dall’occhio della telecamera, possa benissimo essersi diretta verso una delle scale antincendio presenti su quel lato e da lì aver raggiunto il tetto. Come ha potuto però arrampicarsi in cima al serbatoio dell’acqua? Il meccanismo è il medesimo. Si può facilmente notare una scala che dal tetto porta sula cima della piccola costruzione posta al fianco dei quattro serbatoi: da quel punto anche un bambino potrebbe saltare giù. Rimane il particolare inspiegabile di come abbia potuto sollevare lo sportello, ma quello sportello era davvero tanto pesante da non poter essere sollevato da una donna? E soprattutto, era davvero chiuso? Il video in fondo a questo post, sebbene girato con il solo audio in lingua cinese, ci permette di esplorare in lungo e in largo i corridoi dell’hotel e ci dimostra come sia effettivamente possibile per chiunque ripercorrere con precisione ogni singolo passo che Elisa Lam fece quella tragica notte, dal famoso ascensore fino in cima ai serbatoi (due dei quali trovati aperti dall’autore del video). Perché scartare quindi a priori la possibilità che Elisa Lam possa aver fatto tutto da sola? Probabilmente sarebbe stato più difficile per un eventuale assassino trascinare un corpo sin lassù.Quel che è certo è che questa vicenda è stata sottoposta a un numero pericolosamente vasto di speculazioni e sicuramente non è questo ciò di cui c’è bisogno, perlomeno non nel rispetto di una giovane ragazza scomparsa prematuramente all’età di ventun’anni.
Sebbene il caso sia stato archiviato come suicidio, ad oggi diversi altri quesiti rimangono senza risposta. Perché Elisa avrebbe scelto un modo così complesso di suicidarsi invece di emulare i tanti ospiti del Cecil che, nel corso degli anni, hanno trovato la morte (da suicidi o meno) attraverso le finestre delle proprie camere? Perché mettere al sicuro le chiavi della stanza e l’orologio prima di gettarsi nella cisterna? Dov'è finito il suo cellulare che, a proposito, non fu mai ritrovato? Qual è il significato di quell’ultimo, quasi illeggibile e criptico post che Elisa pubblicò sul suo blog? Perché quel suo blog, che alternava immagini di moda a frasi di depressione e morte, continuò a venire aggiornato anche dopo la scomparsa di Elisa? Tutte domande alle quali, alla luce dei fatti sopra esposti, è possibile azzardare una risposta piuttosto soddisfacente. La vera domanda, adesso che questa mia lunga analisi è giunta alla sua conclusione, è però un’altra: perché mai è stato permesso a Elisa Lam, considerate le sue fragili condizioni mentali, di avventurarsi tutta sola in un viaggio del genere? Questo, a mio modesto parere, è stato il vero e unico delitto nello strano caso di Elisa Lam.