Lo strano caso di Mr Hogg…

Creato il 19 maggio 2014 da Soloteo1980 @soloteo1980

Edimburgo – Solo poco più di un anno fa, con la meta all’Italia nel 6 Nations e le grandi prestazioni inscenate con la maglia della Scozia e dei Glasgow Warriors, Stuart Hogg si era guadagnato la maglia numero 15 sia in nazionale sia nel club e sembrava lanciatissimo verso una grande carriera.

Il futuro era suo, come scrivevo in un post di più di un anno fa, e puntualmente la stagione si è chiusa con la convocazione per il Tour in Australia coi B&I Lions; Hogg era il più giovane convocato,  non ha mai giocato in uno dei tre Test ma si è comunque distinto nei warm-up matches infrasettimanali e può vantarsi di aver conquistato la Serie, entrando di fatto nella storia di una delle più gloriose squadre del mondo. Poco prima di andare in Oz, Hogg aveva disputato la semifinale di Pro12 a Dublino contro Leinster coi suoi Warriors, persa per due punti – e per un piazzato sbagliato da lui a tempo quasi scaduto.

Quest’anno la stagione era partita bene, i Warriors hanno cominciato con cinque vittorie consecutive, ma un infortunio al polso – nel match di fine settembre, ancora contro Leinster –  aveva tenuto fuori Hogg dai test matches autunnali. Hoggy era tornato in campo contro i NG Dragons, in una serata disastrosa per i Glaswegians, annientati dai gallesi in una delle peggiori – se non la peggiore – apparizioni stagionali. Le prestazioni di Hogg erano tornate, lentamente, quasi al livello dello scorso anno, tanto che, dopo aver risolto i problemi, si era ripreso il posto da titolare in nazionale e nei Warriors.

Poi, la “follia” di Cardiff, quando si è visto mostrare un cartellino rosso per un placcaggio in ritardo stupido e pericoloso su Dan Biggar, ha di nuovo costretto Hogg ad inseguire. La brutta figura, la squalifica di quattro settimane, l’infortunio durante l’allenamento, e Peter Murchie che, con la maglia numero 15 dei Warriors, aveva cominciato a giocare davvero bene. Con lui in campo, i Glaswegians non solo non avevano più perso, ma hanno trovato un equilibrio che Gregor Townsend non ha più voluto rompere.

Le nove vittorie consecutive sono la testimonianza che l’head coach scozzese aveva ragione; anche Duncan Weir, dopo l’exploit di febbraio con la Scozia, con il drop che ha consentito ai Dark Blues di espugnare l’Olimpico di Roma, una vittoria che mancava dal 2006, è gradualmente sceso nella lista dei favoriti di Gregor Townsend, con una discesa inversamente proporzionale all’esplosione definitiva del talentuoso Finn Russell.

Contro il Benetton Treviso Hogg fa ritorno nel XV titolare, da cui mancava dal 18 gennaio, contro Toulon in Heineken Cup, e viene confermato contro le Zebre, nell’ultimo match di regular season; quest’ultimo fatto, però, fa suonare un campanello d’allarme nell’ambiente: è vero che ad Hogg manca il ritmo partita, ma giocare l’ultimo match prima della “gara dell’anno” rischia di essere una sorta di consolazione, un non volere rischiare il titolare designato per evitare infortuni.

Puntualmente, infatti, quando Townsend rilascia i 23 convocati per la sfida contro Munster, la prima semifinale casalinga della storia dei Warriors, né Hogg né Weir sono inclusi.

Nessuno si spiega il perché; Hogg non è infortunato, non è squalificato, e si deve quindi parlare di scelta tecnica. Ma, ci si chiede, com’è possibile che un giocatore considerato insostituibile, un nuovo pilastro della nazionale, eletto come “ambasciatore” del rugby scozzese, finito sui biglietti del 6 Nations e in tutte le campagne pubblicitarie, sia stato accantonato così a cuor leggero.

La risposta, finora, non la sa nessuno. Quello che sembra certo, però, è che Stuart Hogg sembra essere destinato a lasciare la Scozia al termine della stagione, a maggior ragione se non verrà – come sembra probabile – inserito nella squadra che giocherà la finale a Dublino.

Destinazione? Ulster. Ma, anche qui, il condizionale è davvero d’obbligo.


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