Fu individuata nella zona del Lago di Caldaro nel 1749 e descritta nel 1889, era
la mela più presente e apprezzata in Trentino fino agli anni '50. Matura a fine
ottobre e fino a Natale resta molto croccante e succosa, poi la pasta perde di
consistenza. Quelle fotografate con l'uva Fraga, altra varietà caduta in disuso,
provengono da un piccolo coltivatore di Caldonazzo. La pianta è in catalogo
presso un vivaio di Riva del Garda col nome di Rosa di Caldaro.
Poi l'ho anche trovata in un negozio della Valsugana che la vende col nome di "mela del lago".Ho provato ad usarla per lo strudel, il nostro dolce più tipico che ha radici turche e che ci è arrivato tramite gli ungheresi.
Furono gli ungheresi, durante la dominazione ottomana del XVII secolo,
ad imparare dai turchi la ricetta di un dolce di mele simile, che si chiamava
baklava. Variata e trasformata dagli ungheresi in quella dello strudel, prese
piede in Austria e nell'intero Impero Austroungarico. Non è l'unico caso di
tipicità trentina di derivazione balcanica: basti pensare ai Parampampoli.
Gli strudel più vicini alla tradizione dovrebbero essere quelli ungherese, austriaco e ceco, che non vengono arrotolati nella pasta-sfoglia, ma in una pasta ricavata da farina con un alto contenuto di glutine, acqua, olio e sale, ma senza zucchero aggiunto.