Lo sviluppo delle dinamiche di gioco nei bambini

Da Giocare Per Crescere

Ti sarà probabilmente capitato di organizzare un pomeriggio di gioco per il tuo bambino invitando degli amichetti a casa e dopo un nanosecondo dal loro arrivo realizzare che la tua decisione non è stata delle più felici.

Quello che doveva essere una giornata di gioco, divertimento, amicizia, si trasforma nel giro di poco in un interminabile pomeriggio di fuoco

E tu?...naturalmente indaffarata a mediare e sedare le dinamiche bellicose dei piccoli ospiti (compreso il tuo piccolo), che di dolce conservano, ormai, solo i residui di marmellata della merenda avidamente consumata pocanzi.

Immediatamente la mente va a quella tua frase pronunciata con tono gaio ed entusiasta: “venite a prenderli pure dopo cena!” “Sei sicura?” rispondono le altre mamme più consapevoli ed esperte, e tu accompagnandole dolcemente alla porta: “non preoccupatevi, staranno benissimo”.

Già! Solo ora realizzi che non erano preoccupate per i loro bambini ma per la tua “sopravvivenza”.

Perché i bambini, soprattutto quelli di età compresa fra gli uno ed i tre anni, non giocano insieme?

Non è che non lo vogliono, semplicemente non sono in grado di farlo.

Il modo con cui i bambini interagiscono e si relazionano fra di loro “matura” di pari passo con lo sviluppo. Un bimbo attorno ai 18 mesi, ad esempio, non è in grado di giocare “insieme” ad un suo coetaneo, in quanto non sono in grado di coinvolgersi reciprocamente.

Siamo nella fase tecnicamente definita del gioco parallelo. I piccoli posti l’uno accanto all’altro non sembrano nemmeno accorgersi del loro compagnetto e proseguono indisturbati la loro attività ludica. 

A questa prima fase segue il periodo dell’interesse reciproco in cui non vi è ancora un’interazione di gioco ma i bambini iniziano ad accorgersi l’uno dell’altra imitandosi nei gesti e nelle azioni.

Si passa poi alla fase più stressante per un genitore che è quella in cui i piccoli si contendono i giochi, strappandoseli continuamente dalle mani. E’ una fase difficile da tollerare per un adulto, per un bambino rappresenta però un’importante tappa evolutiva, che precede l’acquisizione di quelle abilità sociali che porteranno allo sviluppo delle capacità di negoziazione prima, ed all’acquisizione di abilità di cooperazione e collaborazione poi.

Il concetto di amicizia, nella vera accezione del termine, inizia a prendere forma, nella mente di un bambino, solo attorno ai sei anni. Prima di allora, più si va indietro con l’orologio cronologico e più il pretendere dai propri piccoli (impegnati in un’attività ludica) pace, serenità e condivisione diviene impresa ardua.

Detto questo, rimane il fatto insindacabile che le esperienze sociali con coetanei (anche molto piccoli) sono di fondamentale importanza.

Ecco dunque qualche suggerimento per limitare e, nella più ottimistica delle ipotesi, evitare situazioni  quali sopra descritte:

  • Se decidi di invitare degli amichetti a casa per iniziare il tuo bambino alla vita sociale, se ti è possibile, opta per bimbi un po’ più grandicelli. Attorno ai 3- 4  anni, infatti, la maggior parte dei piccoli ha compiuto grandi progressi nelle abilità di gioco cooperativo.
  • Anche la familiarità del luogo e dei compagni di gioco può agevolare lo sviluppo del gioco collaborativo. Cercate quindi  di dare la possibilità ai bambini di familiarizzare fra di loro facendoli incontrare più volte, possibilmente  nello stesso luogo.
  • Assicuratevi che i bambini, soprattutto se molto piccoli, si approccino all’esperienza gioco in condizioni fisiche ottimali  (riposati e sfamati).
  • In caso di bisticcio non intervenite immediatamente. Ricordate la famosa frase “solo in caso di sangue!”… beh! non è del tutto sbagliata. In questo modo offrirete loro la possibilità affinare l’arte della negoziazione.

 Detto questo: a quando la prima festina fra amici?!


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