Lo sviluppo in italia: la conferenza di wired alla games week

Creato il 08 novembre 2011 da Eldacar

Come qualcuno saprà, la mia passione per le conferenze qualche anno fa si era esaurita irrimediabilmente, quando ai tempi di Leader mi invitavano spesso e volentieri a parlare in manifestazioni fin troppo incravattate per i gusti miei, con un pubblico che non c'entrava una mazza e giornalisti lì a far presenza tanto per.
Recentemente per fortuna, la tendenza si è invertita e già durante lo scorso Far Game, mi ero divertito un sacco a interagire con una platea di sviluppatori indie attenti e giovani interessati, con cui sostanzialmente si è arrivati pure allo scontro per sfatare una volta per tutte i fantomatici luoghi comuni sulla situazione italiana, la difficoltà del development qui e via dicendo. Il succo è: se non vi sta bene l'Italia, andatevene perchè non c'è problema nel prendere baracca e burattini e spostarvi in un posto dove si sta meglio, si può fare impresa più facilmente e via dicendo. Se decidete di restare, scassate meno i coglioni e organizzatevi senza whinare.
Anyway, la Games Week proponeva un meeting dedicato agli studi made in Italy organizzato con AESVI da Wired, quindi si è pensato di joinare, per raccontare un po' quel che accade. C'eravamo noi, a spiegare come un gruppo da 400 milioni di Euro di fatturato può acquisire un piccolo studio, quando si lavora bene, per poi regalargli Lone Wolf, oltre ai soliti Milestone e Ubi, che oggi sono le realtà più produttive nel mercato "vero". C'era il buon Bazzoni di Digital Tales, che oltre ad essere un genio mi fa sdraiare ogni volta dalle risate e ho conosciuto un paio d'altri che ancora mancavano all'appello.
Ciò che è venuto fuori, è stato un QA interessante tra i vari ospiti e il moderatore, Riccardo Meggiato (altra figura mitologica del giornalismo nostrano), che ha retto il palco per quasi 3 ore senza pause, tenendo sempre la sala piena. E questo dovrebbe far pensare anche al fatto che finalmente, queste cose cominciano a interessare veramente a chi ha intenzione di fare questo mestiere e a tante famiglie che vedono nei videogiochi qualcosa di più di un passatempo da nerd.
La riflessione, si allaccia però alla seconda parte della conferenza, che ha visto coinvolte una serie di realtà dedite alla formazione di profili adatti all'industry. Ora, fermo restando che sono il primo a riconoscere che un domani ci sarà bisogno di percorsi adatti all'inserimento diretto nell'industry ma oggi...che l'industry non c'è...di cosa parliamo?
Tutto molto bello, per carità, ma tirare fuori dei Junior con a disposizione solo una decina di aziende a cui rivolgersi una volta finiti gli studi, con il rischio di restare poi a piedi, è un non sense fotonico. Senza contare che, comunque, a poter insegnare qualcosa (e parlo di coding nello specifico che DEVE essere spiegato da chi ha fatto giochi e non da chi faceva software per banche fino al giorno prima) sono veramente in pochi.
E poi è arrivato Massimo, ma di quello parliamo dopo.

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