Tutto questo bailamme sulle adozioni
per le coppie omosessuali (e non adozioni gay, perché le adozioni
non non hanno un orientamento sessuale) è la prova provata della
scarsa attitudine al pensiero logico nel nostro paese. Dunque
l'adozione del figliastro NON è l'adozione in generale, ma un
particolare istituto che garantisce a un bambino che è cresciuto con
qualcuno di non vedere scomparire quel qualcuno dalla sua vita. Dire
sì all'adozione del figliastro NON vuol dire automaticamente dire sì
alle adozioni tout court.
Però c'è chi sostiene: se noi
consentiamo al compagno del genitore biologico di adottare il figlio
di quest'ultimo sosteniamo indirettamente la gravidanza surrogata,
perché – sapendo che poi il genitore non biologico potrà
adottarlo – molte più coppie gay saranno indotte a ricorrere alla
surrogata. Insomma, il divieto dell'adozione del figliastro come
deterrente alla gravidanza surrogata. Ossia: il diniego di diritti a
bambini già esistenti per evitare che ne nascano altri con un metodo
che non si ritiene accettabile. Una logica che viene semplicemente
smentita dai fatti: già oggi che l'adozione del figliastro NON è
consentita sono comunque diversi, piaccia o non piaccia, i bambini
nati con la surrogata. Quali sono questi studi che dimostrerebbe che
se si approvasse l'adozione del figliastro questi numeri
aumenterebbero?
Ma il paradosso dei paradossi è che
logica vorrebbe, invece, che proprio chi teme una escalation del
ricorso alla surrogata dovrebbe sostenere con forza le adozioni tout
court: il vero deterrente al ricorso alla surrogata sarebbe, infatti,
proprio quello di consentire alle coppie gay di adottare un bambino.
Esattamente come gli antiabortisti dovrebbero essere i primi a fare
campagne sulla contraccezione che, come sanno anche i sassi, è
l'unica vera ed efficace prevenzione dell'aborto. Questo se si vuole
essere pragmatici e si hanno a cuore le vite concrete delle persone,
e dei bambini. Ma pare non sia questo il caso.
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