Lolita Timofeeva. Un’aliena venuta dal Nord

Creato il 18 dicembre 2011 da Kengarags

di Rosario Vizzini

“Una aliena calata dal Nord”, proprio così Valerio Massimo Manfrediha definito la pittrice léttone Lolita Timofeeva all’inaugurazione della mostra “Opus alchymicum” a Taormina (1-17 dicembre 2011). Il relatore, divulgatore per la tv, archeologo e scrittore, ha riferito l’approdo di Lolita Timofeeva a Bologna, agli inizi degli anni ’90, quando lo Stato baltico della Lettonia era scarsamente noto. “Algida aliena, distaccata e irraggiungibile”, con questeparole Manfredi ha illustrato l’impatto di questa artista, temprata in patria da severi studi ma non ancora sbocciata, nei luoghi deputati del capoluogo emiliano, ben presto però divenuta parte integrante della vita culturale di questa città. Il suo studio è ora luogo d’incontro per artisti, scrittori, giornalisti e politici.

La mostra è stata promossa dall'Assessorato alla Cultura di Taormina. Ospitata nella prestigiosa sala “Giovanni de Giovanni” della Biblioteca comunale S. Agostino, chiusa per anni al pubblico, ha suscitato vivaci commenti fra gli artisti locali, i quali hanno auspicato una continuità nell’uso di questo spazio espositivo anche in futuro. L’assessore Antonella Garipoli, nel corso del vernissage, non solo ha appoggiato queste aspirazioni, ma ha anche lanciato l’idea di costituire una raccolta d’arte contemporanea a Taormina. Intanto un’opera di Lolita Timofeeva, acquisita dal Comune, darà inizio alla prestigiosa collezione.

Il progetto di Lolita Timofeeva, basato sulla simbologia alchemica con riferimenti all’inconscio collettivo, si è giovato di un allestimento sobrio e rispettoso così che le opere bene si armonizzavano con lo spazio: i disegni, dal tratto raffinato, sembravano scaturire dagli antichi libri custoditi nelle scaffalature sopra le quali erano stati collocati; inoltre le attraenti rappresentazioni grafiche, campeggianti su uno sfondo brunito, si intonavano perfettamente con le pareti dell’ambientazione consunte dal tempo. Molto apprezzata anche l’installazione, in cui figurava una scala di legno quale simbolo di ascesa. “E quando raggiungerò il punto più alto…” questo era il titolo dell’environment. L’artista ha coinvolto i visitatori in prima persona, invitandoli a terminare la frase. E ottenendo un consenso corale.


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