Londra Invisibile e altre opere di Brian Stableford

Creato il 13 maggio 2010 da Mcnab75

Londra Invisibile

Di Brian M. Strableford

Urania n° 1380 (del 30/01/2000)

235 pagine, fuori catalogo

Un medicinale che permette di spostarsi nel tempo. Un'orrenda visione del futuro in cui gli esseri umani saranno ridotti a schiavi di creature infinitamente più evolute e malvagie. Ce n'è abbastanza per mettere in subbuglio Londra, ma un eterogeno gruppo di studiosi di cui fanno parte l'antropologo William Crookes, l'ambiguo dottor Nikola Tesla, H. G. Wells, Oscar Wilde e altri eminenti vittoriani, decide di prendere in mano la situazione e difendere il segreto. Finchè un personaggio temuto e leggendario si fa avanti, offrendosi di sottoporsi personalmente all'esperimento del viaggio nel tempo. Ne va della salvezza della specie, dopotutto..

Commento

Come fonte d'ispirazione per ciò che sto scrivendo, mi son deciso a rivangare la mia piccola collezione di libri, racconti e fumetti dal sapore ucronico e steampunk. Decisamente numerosi i primi, rarissimi i secondi. Questo vecchio romanzo pubblicato per Urania, Londra Invisibile (titolo originale The Hunger and Ecstasy of Vampires), rientra più che altro nella fantascienza retrofuturista, ma presenta comunque alcune fondamenta dello steampunk: la Londra Vittoriana, i personaggi celebri dell'epoca utilizzati come protagonisti della trama, alcuni anacronismi scientifici, nonché la commistione tra persone realmente esistite (Oscar Wilde, Tesla etc) con altre rese famose attraverso opere di fantasia (Dracula, Sherlock Holmes).

Il romanzo in questione ha fortissimi debiti nei confronti del romanzo di H.G.Wells, La macchina del tempo, questione su cui l'autore gioca astutamente, instillandoci il dubbio su presunte doti da veggente del padre della fantascienza moderna.

La droga inventata dal signor Copplestone altri non è che una macchina temporale in grado di far viaggiare nel futuro chi la consuma, seppur in forma psichica piuttosto che fisica. E, nel lontanissimo futuro dell'umanità, a quanto pare non ci aspetta nulla di buono. Non ci sono i Morlock pensati da Wells a schiavizzarci, bensì la razza dei Sovrauomini, che scopriremo essere i discendenti iper-tecnologicizzati dei “nostri” vampiri, che quindi non sono non-morti, bensì solo creature notturne, per certi versi simili a noi. Essi hanno preso il nostro posto quando la civiltà umana è andata incontro alla distruzione in seguito a guerre sempre più distruttive e letali. Ciò che si è salvato della nostra razza costituisce una sorta di gregge di ignavi, allevati come capi da bestiame al fine da essere munti in apposite fabbriche gestite dai Sovrauomini, che dal sottosuole terrestre governano il pianeta.

Copplestone, inventore della droga temporale, raduna a sé un gruppo di persone geniali e dalla mente aperta, per rivelare loro queste scoperte fatte durante i suoi viaggi psichici. Peccato che Stableford decida di inserire nel gruppetto di investigatori londinesi anche un nobiluomo proveniente dall'est europeo, il conte Lugard, su cui circolano strane dicerie...

Il romanzo parte in quarta, pur non essendo mai (o quasi) caratterizzato da ritmi convulsi o da elementi d'azione. Lo stile ricercato tenta – riuscendoci – di ricalcare quello di fine '800, e così anche il futuro remoto, “visto” da persone del 1895, viene descritto con quel sense of wonder che doveva ispirare allora. Seppur si parli, in senso lato, di vampiri, mancano quasi del tutto i riferimenti agli stereotipi del caso. Vuoi anche perché, ed ecco un altro dettaglio non trascurato dall'autore, Bram Stoker non aveva ancora scritto Dracula, che sarebbe stato invece pubblicato nel 1897, due anni dopo i fatti narrati in Londra invisibile.

Peccato per il finale, un po' troppo frettoloso e quindi in parte deludente. Ma il problema del “finale” pare essere un morbo dilagante, nel mondo della narrativa. Peccato anche per la brevità del romanzo, poco più di una novel, anche se la forma particolare in cui l'autore ha deciso di scriverlo non poteva effettivamente allungarlo oltre il previsto. A quanto pare esiste anche un seguito, Sherlock Holmes – The vampires of eternity, ma non è mai stato tradotto.

Curiosità: se non sbaglio questo romanzo viene citato in un altro romanzo di fantascienza poco classificabile ma geniale: L'elenco telefonico di Atlantide, di Tullio Avoledo. E, nemmeno a farlo apposta, compare in un passaggio in cui si parla di ucronia e di mondi paralleli.

Brian M. Stableford

Non ricordo di aver letto null'altro in italiano di questo prolifico autore di fantascienza inglese (classe 1948). Mi è bastato però googlolare un po' per scoprire che si è occupato altre volte, e forse in maniera più incisiva, di romanzi a metà tra la fantascienza, lo steampunk e l'horror. Senza dimenticare le sue saghe fantasy.

Insomma, questo Stableford ha scritto più di cento libri e ha vinto un sacco di premi. Cosa ci è arrivato della sua vastissima produzione? Una novel, forse poco altro. E basta. Non è certo un genio incompreso, né un innovatore di generi, ma qualche spazio in più, qui da noi, lo meritava senz'altro.

Particolarmente interessante pare essere The werewolves of London, un urban fantasy ambientato in epoca vittoriana. Quasi quasi...


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