Londra, visita (consigliata) ai Cabinet War Rooms di Churchill

Creato il 17 dicembre 2013 da Juana Romandini @drawy82

Superata la soglia dei Cabinet War Rooms (CWR in breve) si viene catapultati indietro nel tempo di 70 anni.
I cunicoli in cui il Gabinetto di Winston si riuni’ per sei anni, quelle stanze in cui vennero prese le decisioni piu’ cruciali e fatali della Seconda Guerra Mondiale (es.: l’assedio di Coventry, scoperto dai crittografi del Bletchley Park) sono rimaste cosi’ come vennero lasciate dall’ultima persona che per ultima varco’ la porta del bunker il 15 settembre 1944. O, almeno, questo e’ quello che ci dice l’audioguida all’inizio della visita.

“Tutto e’ rimasto esattamente com’era nel 1944 e come venne ritrovato da coloro che vi rimisero piede per la prima volta negli Anni ’70″

E ha ragione d’essere orgogliosa nel dirlo, la signorina.
Stavolta l’orgoglio britannico ha ragione di far sentire la propria voce. Il solito, implicito “siamo i migliori del mondo, nevvero?” nei CWR ha motivo di essere rinfrescato.

I CWR appartengono a un’altra epoca. I sentimenti che scatenano visitandoli sono difficili da esprimere a parole. Come possono delle mura vecchie di ottant’anni trasmettere forza, efficienza, orgoglio, praticita’ e resistenza tutti insieme?
I CWR sono lo specchio di un mondo che fu. Aprono al visitatore una porta temporale che lo trascina indietro di decenni, a un periodo che noi, nuove generazioni, nella sfortuna della crisi economica abbiamo avuto la fortuna di non vivere in casa: la guerra.

Camminando lungo quei tunnel cunicolari, illuminati a giorno da lampadari che funzionano con orgoglio da ottant’anni, ti sembra quasi di immaginare come deve essere apparso il bunker a quelli che ne varcarono le porte per la prima volta trent’anni dopo la loro chiusura, alla fine della guerra.

Ti sembra quasi di vederla, la polvere, spessa e compatta e adagiata come una pelle fatta d’ovatta su ripiani, tavoli, pavimenti, documenti e fascicoli, tutti congelati a quel giorno in cui la GB pote’ tirare un sospiro di sollievo dopo sei anni di guerra.

Documenti e schede nella Sala dei Telefoni

Ti sembra quasi di vedere le loro scarpe affondare in questo tappeto umido e raffermo, di sentire i loro passi ovattati, ogni rumore assorbito dalla coperta del tempo. L’ossigeno quasi del tutto assente. L’odore di muffa, di chiuso. L’acqua alle pareti.

E poi, dalla polvere, i contorni degli oggetti che avevano accompagnato la vita degli uomini che contribuirono a pianificare la difesa del Paese: il blocco del meteo congelato sull’ultima previsione…

…delle zollette di zucchero dimenticate in un cassetto semiaperto, una lavagna con su ancora scritte le stime delle perdite dell’esercito tedesco o il mozzicone del sigaro del Grande Capo del Gabinetto rimasto nel posacenere sulla sua scrivania.

Camera-studio di Winston Churchill

Ed e’ li’ che noi visitatori ritroviamo quegli oggetti oggi, epurati della polvere, ancora al loro posto, muti testimoni che non si rassegnano al trascorrere del tempo, parte di una nuova battaglia: che il passato non venga dimenticato.

E nessuno potra’ mai dimenticarlo, non finche’ la memoria di chi lo ha vissuto viene tenuta in vita da testimoni, parenti, oggetti e posti come i CWR o gli altri War Museum del Regno Unito.

Prima di venire trasformati nel bunker che conosciamo oggi, i CWR erano uno scantinato. In quei tunnel contorti, illogici e cunicolari si incrociarono le vite di centinaia di persone.

Nei rari attimi in cui si ha la fortuna di non avere altri visitatori tra i piedi (letteralmente, vista la folla a ciclo continuo stipata in ogni angolo, forse la piu’ grossa pecca disorganizzativa di questo museo!) e di poter scattare foto in santa pace, si ha anche la possibilita’ di mettere a fuoco appieno l’ambiente che ci circonda e di immaginare che cosa potesse significare viverci 80 anni fa, con il rumore delle bombe e il pensiero di parenti e amici rimasti in superficie a morire.

L’aria, a quel punto, sembra sparire. Quei mattoni crudi verniciati in crema sembrano schiacciarti da ogni parte. La pressione del cemento e delle tonnellate di terra sopra la tua testa si adagia su ogni centimentro del tuo corpo, sussurrando, e ti chiedi come sia stato possibile tollerare il pensiero di finire sepolti vivi li’ dentro senza mettersi a correre verso la prima rampa di scale.

Alla fine e’ la guida a ricordarti come: Londra resistette per nove mesi alle bombe tedesche. E ci riusci’ senza dare di matto.
Un bellissimo documentario Rai chiamato “Citta’ in guerra: Londra” mostra come gli inglesi continuarono a scavare tra le macerie per recuperare il recuperabile e come si ostinarono a condurre la vita di sempre in una citta’ di cui, ormai, era rimasto poco o niente. Noi la chiamiamo freddezza. Io lo vedo come un modo diverso di reagire a una situazione straordinaria.

Anche noi sopravvivemmo ai raid tedeschi (con le citta’ costiere ridotte a una groviera dai bombardamenti di cielo e di mare), ma lo facemmo in maniera diversa. In qualche modo, con rabbia e con coraggio, ci barcamenammo. Gli inglesi, pero’, hanno saputo fare di piu’. Da una citta’ ridotta a brandelli hanno tirato su la metropoli che conosciamo oggi. Come una fenice, Londra e’ rinata dalle proprie ceneri.

Il suo primo difensore, a cui i CWR sono dedicati, fece sentire gli inglesi partecipi della loro resistenza. Il suo carisma porto’ milioni di cittadini a non mollare. Fu in quegli anni che venne coniato lo slogan – con tanto di manifesto oggi finito su tazze, sottobicchieri, magliette, mutande e tappetini del mouse – “Keep calm and carry on”, ovvero respira e tira a campare. Il manifesto ebbe effetti considerati “miracolosi” sul morale britannico. E sulla scia di quel successo spuntarono come funghi anche i manifesti per l’adunata alle armi, per il trasferimento in campagna dei bambini, per l’iscrizione delle donne nelle liste della Croce Rossa e delle industrie dello sforzo bellico – portando, qui come fuori, una svolta emancipativa femminile che avrebbe segnato l’inizio della (quasi) parita’ tra i sessi… ma questa e’ un’altra storia!

Davanti allo spirito mostrato dagli inglesi in quegli anni non posso provare che stima e rispetto.
Vecchietti inglesi davanti all’obiettivo della Canon a parte, quelli pagati per entrare nei CWR restano i soldi meglio spesi per un museo inglese. Se passate da Londra… give it a go. Ne vale la pena.

Per informazioni sulla locazione geografica dei Cabinet War Rooms consulta le mappe di Google.

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