foto: Loredana Di Biase in scrittura (particolare)
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Come nascono i miei disegni
Non ho fiducia nella referenzialità della parola; devo indagare sul suo retroscena per trovare una chiave di lettura che non si fondi semplicemente sulla musicalità dei suoni, o sui ghirigori dei morfemi o sul pressappochismo dei semantemi.
La parola in sé è poca cosa, tende agguati, gira le spalle alla nobiltà del segno, tradisce appena può, è disposta a “mal fare”. L’ho scoperto nel mio vissuto di silenzio, sfregiato da sporadici tentativi di “parlare”. Ho deciso di vendicarmi violentandola, sviscerandola, sezionandola, torturandola, “usandola”. Devo dimostrare che essa mènte, che dice altro da sé, devo cercare dove si nasconde la sua vera faccia e perché è così subdola. Per questo scrivo ossessivamente parole, nessi logici, frasi sui miei fogli da disegno, li faccio scontrare tra loro, in un susseguirsi di osmosi… durante questo processo è il “segno” a guidarmi. La parola, smascherata della sua arroganza, , stimolata a “parlare”, taglia i ponti con l’accezione contingente, dice altro da sè, iniziando un racconto a ritroso, fino alle radici della storia. La parola diventa evocativa, rivela ciò che il semplice ascolto, la semplice lettura o scrittura non vedono. Essa prende a soffrire, chiama a raccolta le creature che non sono state ascoltate, grida per bocca loro, si contorce, fa giustizia del dolore solitario.
(Loredana di Biase)
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fase 1 e 2
venerdì, 09 ottobre 2009
inizio stasera
Paola, mi ha suggerito un’idea : approfondire l’esperimento, tentato con Dante, con altri autori. Scelgo Jorge Luis Borges, scrittore che mi è particolarmente caro ed estrapolo dalla poesia “A cierta sombra, 1940″, i tre versi finali:
“me oyes, amigo no mirado, me oyes
a través de esas cosas insondables
que son los mares y la muerte?”
(desde Elogio de la sombra)
Francesco Tentori Montalto così traduce:
m’odi, amico non visto, mi odi
attraverso l’insondabile
morte e i mari insondabili?
Inizio a trascrivere la frase su di un foglio Fabriano ruvido con la Pilot 0,4; il foglio misura 33×48 cm, ci vorrà tempo per riempirlo, ma di volta in volta mostrerò il risultato di questo – diciamo – stimolare le parole affinché rivelino qualcosa che il discorso non dice.
particolare
parole, quando cominciano ad esternare il loro “lato-altro”, paiono inarrestabili, come fossero state a lungo compresse; producono immagini a getto continuo, al punto che devono essere “fermate” altrimenti l’esito del disegno volgerebbe verso il NERO TOTALE, risultato tuttavia rispettabile in quanto frutto del lavoro compiuto. C’è da individuare il momento in cui si equilibrano il bianco e il nero e…siamo appena all’inizio.
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lunedì, 12 ottobre 2009 particolare 2una particolarità ricorrente: molti dei volti presentano un “qualcosa” che fuoriesce dalla bocca; non riesco a spiegarmelo, forse potrebbe trattarsi del “vomito” conseguente a un accumulo di pressione
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lunedì 12 ottobre 2009 percorso 5
un groviglio di segni dove non ha luogo alcuna grammatica
Il nero avanza… le creature vanno salvate, non devono essere uccise una seconda volta. * mercoledì, 14 ottobre 2009 epifania prima: volta con cariatidi
terza visione d’ insieme
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“Fate in modo che il vostro pensiero riposi sul segno grafico col quale una volta fissaste un concetto, e vi lavori intorno alterandone a piacere parte o tutto, ma non permettete che questo primo guizzo di pensiero si fissi subito e incateni ogni suo futuro svolgimento”.
(I.Svevo, Racconti, saggi, pagine sparse)
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“Non m’interessa ciò che un uomo può trasmettere ad altri uomini; come il filosofo, penso che nulla può essere comunicato attraverso l’arte della scrittura”
(J.L.Borges, La casa di Asterione)
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Mi discosto da entrambi: la parola è, nella sua fuorvianza, concubina del segno.
(Loredana Di Biase)
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