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Lorenzo Sani – Vale Tutto-Le Storie Segrete della Pallacanestro Italiana

Creato il 30 dicembre 2014 da Iyezine @iyezine

Lorenzo Sani – Vale Tutto-Le Storie Segrete della Pallacanestro Italiana

Lorenzo Sani ha scritto il miglior libro mai pubblicato in Italia sulla pallacanestro: perché è il migliore? No, perché parla dell'essenza della pallacanestro attraverso magnifiche storie.

Qui ci sono due canestri, ci sono i giocatori, ma anche i bar, i tifosi, le donne, le pizzerie, il bere, i pugni, i tiri, gli sbagli, i capolavori, chi non c'è più ...
Sani scriveva di pallacanestro per il Resto Del Carlino, ma preferisco definirlo un innamorato pazzo della palla a spicchi.
La pallacanestro travolge l'animo di chi la ama, poiché è un formidabile catalizzatore di umanità e fa uscire storie bellissime. Non so spiegarlo bene a chi non è innamorato di questo sport, ma è una cosa alla quale pensi tutto il giorno, ci pensi di notte, un po' come la figa, ma a differenza di questa, come uscire dai blocchi o fare canestro è forse più facile, e lo puoi fare quasi gratis ...
Sani riporta, quasi fosse una raccolta orale di una popolazione nomade, fatti e racconti di prima, seconda e terza mano di quel mondo che era la pallacanestro italiana.
In filigrana, rispetto a queste storie, c'è l'Italia delle provincie, l'Italia che non c'è più , quella dei bar da dove partiva tutto, come lo Splendido di Montecatini, o le palestre come la Dogali di Carrara, dove entravi ma non sapevi se ne saresti uscito.
Si comincia con la storia di Connie Hawkins, splendido campione del basket di strada, che non giocherà mai a Bologna, scartato dalla Fortitudo e che comunque vivrà uno splendido anno a Bologna.
C'è la partita di Natale 1977, un angolo di poesia in una Bologna dove la protesta e la repressione erano arrivati a pericolosi parossismi.
Finalmente viene fissata su carta la storia della Associazione Pallacanestro Nino Fornaciari di Reggio Emilia, e il derby ufficiale con l'altra Reggio Emilia che non arriverà mai.
O la bellissima e tremenda storia dell'Amatori Carrara, forse la squadra più cattiva d'Italia in campo ma più ricca di valori fuori, con storie non finite bene, come tutto a Carrara, la città più anarchica e vera d'Italia.
Poi Montecatini, e ovviamente Mario Boni, che scrive anche la bellissima prefazione.
E proprio Mario Boni è forse il paradigma di questo libro: nato e cresciuto in provincia, diventa grande nelle province del mondo, non sfonda mai in una grande squadra, nonostante segni sempre tonnellate di punti, vive un presunto doping e gioca tuttora, superati i cinquanta.
Sono queste le storie che offre la pallacanestro, uno sport che può dare moltissimo a chi lo ama, un movimento che in Italia è ben radicato.
Se si guarda bene, e il libro di Sani è un formidabile telescopio in questo senso, il movimento della pallacanestro in Italia è sì qualcosa di sommerso, ma qualcosa che muove tante situazioni, ad esempio Bologna, dove rappresenta qualcosa di più del calcio, anche se ora la Fortitudo sta tentando faticosamente di risalire.
Passano i soldi, passano i presidenti e gli americani, i regolamenti e le immancabili diatribe; rimane una palla che rimbalza al ritmo del nostro cuore, in un campo con due canestri, che sono molto di più di quello che sembrano.
Sani descrive benissimo la pallacanestro e le serate, le donne, le botte, il tifo, Connie e il suo fratello italiano, Carrara e Montecatini, l'angelo della Fortitudo e tanto altro, facendoci gioire, commuovere e saltare. Proprio come la pallacanestro.
Grazie Lorenzo Sani, te lo meriti tutto il successo che sta avendo questo libro.
E un enorme grazie al professore James Naysmith, senza di lui saremmo ancora persi nella nebbia.

So che non è usuale ma volevo dedicare un pensiero a tutti coloro che giocano nelle cosiddette minors, ma minors davvero, dalla Serie D in giù, a coloro che fanno la borsa all'ultimo secondo, a chi non ha mai la doccia calda, a chi viene inseguito dal custode per chiudere la palestra, a chi fa le macchinate per andare in trasferta, a chi paga per giocare, a chi si ubriaca tutti insieme dopo la partita, a chi parte per difendere un compagno, agli arbitri che ci sono quasi sempre, al pubblico che più fa casino meglio è, a quelli che non entrano mai e ci sono sempre ad allenamento, a quelli che tirano da soli al campetto la mattina del primo gennaio, ai campetti e al loro popolo.

pgg. 277

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