Alpi Apuane – Tambura
All’arco del Magra, apparvero le vette ignude dell’Alpi. Le fiancate a scheggioni ciclopici ruinavano sulla sponda del fiume.
La groppa della Tambura ispida, si accampava al di là, tra un tumultuare di cave che, con fragore di fiume ruinoso, si frangevano contro i picchi taglienti.
L’Altissimo, sull’ordine dei monti minori, si elevava come una fantastica cattedrale di pietrame celeste.
Il Gabberi era una nuvola tuonante che veleggiava sul Pian di Versilia oscurandolo. Sull’impetuoso bastione delle montagne petrose le varate dei marmi, i ravaneti, i crepacci delle cave, le loro cavità ombrose, aggettavano le fiancate che parevano, nel contrasto, sommuoversi.
Alpi Apuane – Gabberi
I castelli, come denti di titani cariati dai secoli, ricettavano nelle cavità sciami d’uccelli che trafficavano nei pertugi costruendo i lor nidi di festuche e svolazzavano ebbri sulla macèa delle muraglie.
Il mare implacabile rettilineo, al contrasto del treno, pietrificava le barche invelate sulla sua immensità. Percuotendo le scogliere vi si infrangeva mugliando.
( Lorenzo Viani, Ritorno alla Patria – 1929 )
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