Lorenzo Viani, Angiò, uomo d’acqua.

Da Paolorossi

[...] Era alto da terra cinque palmi e sette dita; questa meschina statura fu cagione di un lungo martirio e della sua morte medesima. La testa d'Angiò poteva, però, tanto era altera, attagliarsi sul tronco di un gigante; il naso, sagomato a falcetto e di natura segaligna, segno manifesto d'uomo agressivo e pervicace, pareva un pennato di rota, il mento arricciato, s'ammusava col naso, la bocca stretta nella morsa sgusciava la parte carnosa. Il collo corto e taurino, di quelli che segnano i colpi, foderato di pelle screpolata dalla salsedine, s'ergeva diritto come un ramo di sorbo. La testa, dura come un macigno, inarcandosi, sgallava il gargheròzzolo saldo come un nocciolo di pesca. Tutto il viso del nano era fiorito di ciccioli rossi come i bargigli del tacchino, gli occhi rotondi e lustri, sospettosi come quelli della faìna, tenevano in sott'ordine gli orecchi dritti come quelli di un coniglio.

Ogni poco il nano ristava dal passo e girava su sé stesso contorcendosi come il cane che vuol mordersi la coda, si stecchiva, folgorava le luminelle, soffiava, si ergeva come una rupe e bramiva:

─ Can di risto. Il cappello alla peona, tra botte, colpi, strizzoni, affuffignamenti, rincalcate, s'era conformato agli sbalzi del carattere impetuoso d'Angiò, la sàgoma era quella del Passatore, con una botta di sghimbescio sul chiucco[i] e una strinta alla vàgera[ii]; sul fiocco attorcinato a cavestro, Angiò ci teneva piantato uno stuzzicadenti.

Nessuno poteva fissare in viso il nano senza essere divorato da un'occhiata di rapina; dopo quel baleno Angiò faceva pernio del torso delle anche, dava una sverrinata[iii] e si poneva in posizione d'assalto, colle braccia aperte a forcone. Stregato a quel modo, con la testa ritta come un gallo, scrutava l'incauto finchè non avesse scantonato.

─ Non mi morse mai un cane che non mi medicassi col suo pelo.

[...]

[i] Chiucco - la cupola dei cappelli
[ii] Vagero - da navagero: uomo di bordo rotto a tutti i perigli e a tutte le navigazioni: uomo di onore e di rispetto
[iii] sverrinata - un giro violento su se stesso. Da verrinata.

( Lorenzo Viani, tratto da "Angiò, uomo d'acqua", 1928 )

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