A quei tempi non usava il concorso della canzonetta ufficiale, ognuno cantava la sua che improvvisava a seconda dell'estro e del vino che aveva tracannato. La banca comunale faceva servizio sotto il grande platano centrato nella piazza Alessandro Manzoni, quel piazzoncino che è davanti al palazzo comunale, comunemente detta "piazza del Mirto".
Uno dei primi carri che fece ingresso trionfale nella via Regia, da cui è derivato presumibilmente il nome di Viareggio, fu un carro autentico da contadini, a due ruote, con la forca confitta sul giogo a cui erano sacrificati due bovi dalle muragne infioccate di rossi pendenti, una specie di carro di Tespi (quello antico s'intende) che trasportava una botte capace di una decina di barili, mezzo piena di vino padronale; una decina di bifolchi sbottavano con dei boccali e si abbottacciavano il corpo di vino cantando una certa loro laude al padrone:
"Evviva il padron,evviva il padron,
che ci ha dato del vino bon".
La barbarica canzonetta era accordata con imbuti e pivere e la botte percossa con un bacchio faceva da gran cassa. Il carro apparso improvvisamente dalla campagna sulla piazzetta dell'Olmo poté fare in pace tutta la via Regia, fino al piazzoncino Pacini, dove le carrozze, le persone e i carri, retrocedevano per ritornare in piazzetta dell'Olmo, ma al ritorno, asini, orsi, coccodrilli e cani (testoni di cartone animati da bevitori di prima potabilità) dettero l'assalto al carro e i bifolchi dovettero scendere a patti perché la botte minacciava di essere sfondata.
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( Lorenzo Viani, brano tratto da "Dov'è nato il Carnevale", articolo pubblicato dalla rivista "Nuova Viareggio Ieri" , N.1 febbraio 1992 )Categories Tags