Lorenzo Viani, Viareggio

Da Paolorossi

La piana di Versilia, oltre i greti e i poggi del Magra, appariva color del mare e vele aperte sembravano le case ammattate di stolli. La romba della fiumara ovattava il rotolio del treno; i campi d’erbe lupinare, quelli rotti dal vomere, le prata verdi sotto il cielo che s’era dilatato in larghi piani d’azzurro, volavano come fogli di carta colorata trasportati dal vento.

Verso l’orizzonte restavano immoti sull’aie quadre i bovi già sotto il giogo. Nelle soste s’udivano i ranocchi sorseggiare l’acque stemperate di stelle, nella corsa i veloci intercolunni dei pioppi, con scie di bianco e di turchino, diacciavano l’aria.

Per distrazione alcuno guardava fisso il cielo e componeva pentagoni di stelle, triangoli celesti, solidi d’azzurro e li poneva uno a spigolo dell’altro per misurare la profondità del firmamento.

Quando l’alba spense tutto in un bianco lattato, apparve lontano il paese.

Viareggio – Torre Matilde – Foto tratta da Nuova Viareggio Ieri N.13-febbraio 1995

La Torre di pietrami, annerita dai secoli, i campanili elevati sulle case, sparpagliati alla marina, stavano sul saluto.

Sulle braccia del molo, immerse nella freschezza del mare, spiccavano i due fanali: quello verde di levante e quello rosso di ponente come due mazzi di fiori messi lì per festeggiare il ritorno.

Tutti i paesani erano assiepati sull’apertura, molti tra loro non s’erano riconosciuti, e si guardavano e si scrutavano.

« Ma sei te?! »

« Sì! »

« T’avevano dato disperso! »

« Quanti morti! »

« Italo l’ho sepolto io sulla Collina Quadrata; gli facemmo «anche una croce; lo ritroverei tra cent’anni. »

« Antonio silurato sull’“Intrepido”! »

( Lorenzo Viani, Ritorno alla Patria, 1929 )

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