A sei anni non ancora compiuti mia madre mi parò alle “Scuole Urbane”. Come mai mia madre avesse ritenuto a memoria questa parola “Urbane”, una delle più difficili del vocabolario, non son riuscito mai a capacitarmi.
Il fatto sta che una mattina d’ottobre mi disse, con certa severità:
– Stamani ti paro alle scuole urbane.
Viareggio – Corsa dei ”carrettini” nel 1923 – Foto tratta da Nuova Viareggio Ieri N.10-gennaio 1994
Questa misteriosa parola era scritta anche sul carrettone grigio che portava i defunti dalla camera mortuaria al Camposanto; e fuori porta i ragazzi di terza la rileggevano con certo stupore sulla porta del cimitero: e noi tutti si sospettava che tra la scuola e il cimitero urbano ci fossero delle relazioni.
Dunque fui parato a scuola. Il maestro, della gotta da cui era afflitto, incolpava gli alunni.
– Guardate come mi avete ridotto. Assassini di macchia.
La prima mattina il maestro fece la “chiama” e volle che tutti si salisse sulla pedana della cattedra.
– Vi voglio vedere nel grugno uno per uno.
Ma dopo averci fissato coi suoi occhi freddi e grigi concluse che nessuno di noi aveva garbo.
– Ma vi finisco – disse risoluto quando ognun di noi fu al suo posto.
– Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il nome tuo…
Col Pater nostro terminò la prima lezione.
Fuori c’erano in comunello delle madri che aspettavano l’uscita dei loro figli da scuola. Tutte sgonnellarono intorno al maestro, il quale alzando gli occhi al cielo parve un San Bartolommeo, aggricciò la bocca come se lo scorticassero.
Le madri che avevano a tiro i propri figli dettero loro delle puntate. E, una dopo l’altra, istigarono il maestro:
– Signor maestro, me lo mandi a case con le costole troncate.
– Al mio gli tiri sodo alla via del capo che l’ha duro come la pietra della Gonfolina.
– E il mio lo bastoni a dovere: dopo vengo e gli bacio le mani.
– Il mio lo peli come un uccello.
Mia madre si limitò a dire:
– Signor maestro, al mio gli attacchi la pelle a un gancio.
– Guardate come mi hanno ridotto gli assassini dei vostri figlioli – disse lui.
– È una vendetta, è una vendetta – urlarono in coro le madri tentando di ghermire i figli.
– Vi finisco – erano le parole con cui il nostro maestro principiava le lezioni.
( Lorenzo Viani, tratto da “Il figlio del pastore”, 1929 )