Lorenzo Viani, Viareggio, Pineta

Da Paolorossi

Viareggio – Pineta di Levante

La boscaglia a quei tempi era vergine: gli alberi di fusto, sulla còrtice scabra, erano ricamati di foglie verdi a forma di cuore. Tutti quei cuori che salivano ai cimelli mi davano piacere al cuore, e siccome quei cuoricini verdi erano di sapore dolce, io seduto al calcio degli alberi ne mangiavo tanti e poi tanti. L’ellera più soda s’abbarbicava alle radici serpigne che sbucavano dalle esplosioni della terra che spandeva intorno profumo di ragia dinervante. I lecci con le frappe conteste di puniglioli, macchiavano di nero il verde cupo della boscaglia, i pioppi sbisciavano argenti e il fogliame bianco e smeraldo musicava di tacchettii sottili il fremito impetuoso del vento marino. Le prunaie accestite, spinose, accese di lumicini gialli e perenni, mettevano come un fantastico tempio sotto il bosco, gli acquitrini capovolgevano il cielo sotto le barbe degli alberi e un altro bosco; i corvi crocidavano alti, il mare rompeva lentissimo sulla spiaggia vellutata dalle ventate che la nettavano delle festuche e dei marami.

Viareggio – Pineta di Levante

Gli alberi esili, ondeggianti, pareva tessessero tal fremito e lo sciogliessero alla pianura. Io giravo per il bosco sciolto come un cane, ambulavo dove ero sicuro di non incontrare anima vivente. Il fogliame degli ontani che marciva era spesso il mio giaciglio. Quando tutta la boscaglia cantava, io mi fingevo un coro solenne di anime. Quando s’approssimava il temporale e le rondini volavano basse e il fringuello aveva note tristi e lamentevoli, e le rane tacevano, e i rospi uscendo dalle tane saltellavano, e i fiori delle prunaie avevano un odore forte e penetrante, la mia piccola anima si apparecchiava come a uno spettacolo sacro. Quando la saetta abbrividiva nel cielo turchino e i tuoni facevano come esplodere la terra, e il bosco commosso sbandava la sua folta chioma a ponente e a levante, e il piovasco friggeva sugli stagni, e le prunaie si imperlavano, m’impeciavo al calcio d’una quercia ed ascoltavo, e la mia anima, piccolo uccello bianco entro la gabbia di una fragile ossatura, sentiva freschezza e sentiva piacenza.

(Lorenzo Viani, Il figlio del pastore – Alpes, 1930)

Viareggio – La spiaggia al termine della pineta di Levante

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