Siamo “poco occupabili”, altra definizione di una lunga serie utilizzata nel corso degli anni dai nostri politici sempre pronti a puntare il dito come se loro nulla avessero a che fare con il fallimento dell’istruzione pubblica e dell‘occupazione sostenibile.
No. Siamo noi inadeguati, troppo viziati, poco flessibili e legati al posto fisso.
Un’intera generazione cresciuta con il mito della laurea, della formazione continua, del pezzo di carta quale strumento certo per una carriera professionale brillante.
Per anni ci è stato venduto un sogno che loro stessi, i nostri politici, oggi, ci stanno portando via, giorno dopo giorno. Siamo ormai agonizzanti. Noi giovani e meno giovani.
Indifferenti del fatto che, spesso, dietro ogni dottore o artigiano o mestiere ci sono anni di studio, di esami, di pianti, di soldi spesi. Sacrifici compiuti dalle famiglie che hanno fatto di tutto e si sono privati di tutto per garantire un futuro ai loro figli.
Quei figli che sono costretti a ritornare nelle case natie perché impossibilitati a condurre una vita dignitosa o incapaci di mantenere una famiglia.
E noi, increduli, assistiamo al lento disfacimento di un paese e, con esso, di tutti i progetti, legittimi, di un’intera generazione che ormai, disperata, accetta silente la sconfitta.
La mancanza di un lavoro ti snatura, ti fa sentire inutile, inadeguato, mediocre, inetto. Il tuo contributo non è necessario. Nessuno ha bisogno di te. E il giorno dopo è lo stesso. Giorno dopo giorno. Nel silenzio assordante di un telefono che non squilla.
E’ un limbo dal quale non sai se e come uscire. Con una mano puoi toccare quello che potresti e dovresti essere e con l’atra quello che di certo sarai senza un lavoro. Ma, in silenzio, aspetti che qualcosa cambi.
Ma c’è chi non può aspettare e allora, con grande dignità, ripone il proprio sogno nel cassetto e con esso l’eventuale pezzo di carta e si reinventa o accetta lavori di qualunque genere. Bisogna pur campare.
In fondo è colpa della crisi che tutto giustifica o dei giovani a caccia di sogni. Mica dei nostri politici.
E le disuguaglianze sociali aumentano a dismisura.
Prima più di oggi, il merito e la professionalità potevano superare le differenze sociali. Ora, invece, non più. La famiglia di origine assume una rilevanza determinante per poter sfuggire a certe situazioni.
E’ il vero discrimine. Una selezione naturale, vittoria del più forte sul più debole.
Per alcuni, però, il sogno si è avverato.
Tutti i nostri politici, grazie a curriculum vitae eccellenti e a comprovate competenze professionali ineguagliabili, sono giunti a ricoprire ruoli di prestigio. Così come i loro figli e parenti vari sono stati selezionati o verranno selezionati per titoli e meriti. Certo.
Intanto noi continuiamo a sognare. I sogni non costano nulla. Per ora.
A.A.A. Meritocrazia e pari opportunità cercasi. La ricerca ha carattere d’urgenza.
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