di Francesco Parrella
Immediate le critiche dal magistrato antimafia Macrì: «Scelta squallida, è un fenomeno tutt’altro che finito»
«UNA SCELTA SQUALLIDA» - «A don Tano Badalamenti – ha raccontato Doria – abbiamo dedicato una menzione nel settore dei super boss che trafficavano nella droga e non escludiamo di farlo anche con Riina e Provenzano in futuro». Una scelta che se entusiasma la direzione del museo, diretto tra l’altro da un ex agente dell’Fbi, irrita e non poco chi quotidianamente in Italia è impegnato nella difficile lotta alle mafie. «Una scelta squallida e oscena. Raccontino le vittime della mafia, non la storia dei boss», la replica del magistrato antimafia Vincenzo Macrì, intervenuto nella stessa trasmissione. «Cosi si applicano dinamiche revisionistiche – ha aggiunto – e si tenta di storicizzare un fenomeno tutt’altro che finito. Sul piano culturale è pericoloso perché si tenta di circoscrivere la mafia in modo che la gente possa dire “è roba da museo” ed è finalizzata a creare un alone leggendario attorno a squallidi criminali».
«LA STORIA DELLA MAFIA AIUTA IL TURISMO» - «Non crediamo di irritare la sensibilità di nessuno», il parere di Doria, per il quale «i mafiosi sono protagonisti della storia» e «la gente vuole conoscere la loro storia». «Il nostro obiettivo – ha proseguito – non è affatto la celebrazione della mafia. Abbiamo privilegiato i mafiosi che si ammazzavano tra di loro». E ancora: «Dedicare spazio alla storia della mafia: aiuta il turismo. Siamo ai ritmi di mille visitatori al giorno». Anche in Italia un museo simile, suggerisce Doria, «potrebbe funzionare». Il portavoce spiega inoltre che nella struttura del Nevada c’è anche un settore dedicato alle vittime del crimine, come Joe Petrosino, e ai pentiti, come Tommaso Buscetta. E ai giudici Falcone e Borsellino, o a Peppino Impastato ucciso proprio da Badalamenti, nemmeno una targa ha chiesto il conduttore. «Non escludiamo altre menzioni in futuro», ha chiosato Doria.
IL MUSEO - Il Mob Museo inaugurato con l’aperta ostilità degli italo americani il 18 febbraio scorso, ospita reperti, testimonianze e documenti della lotta della polizia americana contro la mafia d’Oltreoceano. All’interno della struttura viene inoltre ricostruito tra gli altri il percorso criminale di Lucky Luciano, Bugsy Siegel e Frank Costello e il modo in cui l’Fbi mise fine alla loro carriera criminale.
Tratto dal CorrieredelMezzogiorno