La lotta, prima di essere uno sport, è un istinto, nato per necessità di sopravvivenza. Per la maggior parte degli esseri viventi, è la prima forma di gioco, di esplorazione dello spazio. Il modo più naturale di prendere coscienza del proprio corpo e di rapportarsi coi propri simili. Un passaggio di crescita obbligato per i cuccioli. Compresi quelli d’uomo, che siano maschi o femmine.
Il filosofo Kropotkin ha paragonato la lotta alla solidarietà, definendole entrambe “leggi della vita animale”.
Riconosciuta e nobilitata fin dall’antichità, si è trasformata in competizione agonistica ed esercizio fisico tra i più efficaci. Il suo ingresso alle Olimpiadi è datato 1904 a St.Louis e, dal 2004, sono ammesse anche le donne, ma non in tutte le categorie.
Una serie di premesse importanti per un genitore, che sta prendendo in considerazione l’idea di far praticare, o almeno provare, al proprio figlio o alla propria figlia questa disciplina. In primis, per superare l’erronea associazione tra lotta e violenza, tipica degli sport da contatto.
“La violenza è qualcosa che si fa per strada. Qui si fa sport – ha affermato con convinzione Davide Turco, allenatore giovanile e preparatore fisico del Cus Torino Lotta.
“Lo scontro fisico è solo la punta dell’iceberg, – ha poi spiegato il tecnico cussino – un traguardo raggiunto, dopo un percorso di allenamento e formazione. La lotta è uno sport completo, che si può iniziare prestissimo. Richiede l’uso di tutto il corpo e fonde tante discipline. Si comincia dalla ginnastica, che contempla anche ruote, rondate, salti a giro. Crescendo si introducono progressivamente pesistica e corpo libero. Si educano gli schemi posturali, le capacità motorie, le abilità generali e specifiche. Si impara l’autocontrollo e il senso della misura delle proprie capacità. E’ uno sport che aiuta a vincere ansie e paure e migliora l’adattamento alla realtà. Va sottolineato, poi, che anche se si configura come sport individuale, è un’attività di gruppo. Allenarsi insieme è un altro aspetto importante per la crescita.”
Da sfatare che sia un’attività non adatta alle femmine. Lo afferma la piccola Aurora, di poco più di 10 anni, che si allena al Cus Torino e che, come hanno confermato molti suoi colleghi maschi, “è la più brava di tutti” :“Basta avere grinta e voglia.”
Il papà Antonio ci ha spiegato che è stata “una scelta di Aurora. Dopo aver provato nuoto, pallavolo e hiphop ha deciso di continuare con la lotta. Sono contento, soprattutto perché apprezzo la parte meno conosciuta ai più, quella di preparazione atletica, propedeutica per tutti gli altri sport.”
Davide Turco conferma: “Noi abbiamo circa 28 atleti e tantissimi bambini, con un rapporto di una femmina ogni quattro maschi. Le bambine sono in genere più obbedienti ed entusiaste, ma soprattutto, rispetto a molte loro coetanee, acquistano una forte sicurezza.”
Uno sport a misura di bambino, che con il corpo si esprime, si scopre. E pensa.