di Roberto Minervini (Italia, 2015)
con Mark Kelley, Lisa Allen, James Lee Miller
durata: 92 minuti
★★☆☆☆
C'è uno spacciatore/tossico/squilibrato che vive di espedienti e lavoretti saltuari, sufficienti per comprarsi la dose quotidiana.
C'è la sua compagna, cui pare voler bene, che sposa in pieno questo "mood".
Ci sono la sua mamma e la sua nonna, che paiono anch'esse voler bene a questo ragazzino scavezzacollo, col vizietto di bucarsi.
Ci sono gruppi di esaltati, armati fino ai denti, che vivono in Texas e ce l'hanno a morte con Obama. Se potessero lo ucciderebbero seduta stante.
Che relazione c'è tra loro? Non è dato saperlo...
Roberto Minervini è un regista marchigiano, poco più che quarantenne, che vive da tempo negli Usa e gira documentari. L'anno scorso è sbarcato a Cannes con Stop the pounding heart, che non ho visto, passato fuori concorso. Quest'anno con Louisiana è stato selezionato per Un certain regard, sfiorando (si dice) addirittura qualche premio.
E in tutta sincerità mi domando perchè, considerato che questo Louisiana, additato dai soliti bastiancontrari come "il miglior film italiano sulla Croisette" è, a mio modesto parere, una pellicola deludente, platealmente compiaciuta e tendenziosa, smaccatamente ruffiana, oltre che moralmente poco onesta nei confronti di chi guarda.
E dopo aver assistito a 92 minuti pieni di iniezioni, overdosi, bocche sdentate, corpi nudi e sfatti, cervelli (dis)umani completamente bruciati dalla droga, ci chiediamo che cosa resta impresso di un film come questo allo scorrere dei titoli di coda.
Personalmente solo una gran voglia di aria fresca e una bibita gelata.