Love exposure – Sono Shion

Creato il 31 luglio 2012 da Maxscorda @MaxScorda

31 luglio 2012 Lascia un commento

I giapponesi sono pazzi, i registi giapponesi sono ancora piu’ pazzi e Sono Shion merita in ognuna di queste categorie, un posto di rilievo.
Questa volta si cimenta in quattro ore vendute per vere, storia di Yu, bambino ben presto orfano di madre e col padre che trova una nuova ragione di vita nel sacerdozio. Tutto procede per il meglio fintanto che una mezza pazza fa perdere la testa al padre che si trasforma cosi’ da pastore compassionevole a integralista psicotico e nella convinzione che il figlio pecchi, lo induce a peccare davvero.
Curioso a dirsi ma causa questo, Yu diviene adepto prima e maestro poi nell’arte delle foto intime rubate ad ignare ragazze che passeggiano in strada.
Fin qua la trama e’ semplice, poi arrivano tre deviate di una setta religiosa, la figlia per cosi’ dire adottata dalla pazza di prima, il ragazzo che si traveste da donna ma non e’ un travestito, slinguate lesbiche tra due che lesbiche non sono e cosi via in crescendo talmente assurdo che pare piu’ un’associazione d’idee piuttosto che uno script strutturato a monte e si potrebbe  anche crederlo non conoscendo lo stile di Sono.
C’e’ un gran divertimento nell’uso blasfemo di simboli e riti cattolici ma ci sta anche questo, del resto la Santa Romana Chiesa non ti sgozza moglie e figli o non ti fa esplodere i parenti alle feste comandate se la offendi e poi stiamo parlando di Sono, uno che solletica la provocazione riempiendo di grottesco i canoni della morale, ogni morale.
D’altro canto se una pellicola siffatta esordisce dichiarandosi ispirata ad una storia vera, la virata umoristica non e’ solo giocata a carte scoperte ma rilanciata negli occhi dello spettatore che puo’ godersi cosi’  un’opera che porta la fantasia al potere anzi, al potere ci mette direttamente lo sfotto’.
Gran bel finale che riequilibra la trama quando pareva eccessivamente sbilanciata e restituisce senso e dignita’ anche laddove certe scelte sembravano soltanto funzionali al bell’effetto.
Amante della classica, Sono riscopre la Settima di Beethoven come solo Boorman l’aveva fatta ascoltare e malgrado la durata piu’ che raddoppiata rispetto un film comune, si resta con la voglia di vederne ancora.
Gran bell’opera, avercene anche qua…

Scheda IMDB


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