Interessanti o meno che siano, certe storie fanno rumore. Vuoi perché sono legate ad un evento importante, vuoi perché sono incredibili e straordinarie, vuoi perché ad un produttore sembrano materiale ideale per del denaro facile, comunque, alla fine, qualcuno disposto a prendersi la responsabilità di portarle sul grande schermo c'è o quantomeno si trova sempre.
Linda Lovelace - nota ai più per essere l'attrice protagonista di "Gola Profonda" (il porno più chiacchierato e più visto (?) della storia del cinema) - ha intrapreso la sua carriera da pornodiva per una serie di coincidenze. Sfortunate coincidenze. A costringere la donna ad esplorare a fondo la sessualità e ad entrare a far parte del mondo del porno fu infatti il marito e manager di produzione Chuck Traynor che, assetato di denaro e in crisi economica, la costrinse prima al lavoro di pornodiva e poi, di fatto, a quello di prostituta. E "Lovelace", la pellicola diretta dai registi Robert Epstein e Jeffrey Friedman, vuole occuparsi esattamente di questo spaccato, mostrando la parentesi nascosta posizionata dietro al successo e alla fama raccolta dall'attrice.
Quando finalmente i propositi di Epstein e Friedman decidono di uscire alla luce del sole e di voler far di "Lovelace" una sorta di denuncia contro la violenza femminile, le condizioni della pellicola, già pessime, non possono far altro che peggiorare, coperte da una retorica insulsa che affossa definitivamente un progetto che di profondo, sinceramente, ha solamente la gola di cui narra le gesta.
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