LoverBeer ed il Villaggio2014

Da Gianni Tacchini @villaggiobirra

Uno che, da homebrewer, la prima birra che fa è una barley wine (con dentro il Barbera); quando si dice che uno è “strano” (o predestinato). Se poi uno fa caso anche al fatto che Marentino (sede del birrificio Loverbeer) è a poco più di un’ora di macchina da Montegioco, allora gli indizi di “originalità” si moltiplicano.

Era comunque il 2002 quando Valter Loverier, fra la progettazione di un impianto d’allarme e una gara di rally, mette mano per la prima volta al pentolone, un’avventura che piano piano si trasformerà in professione. Ci mette “solo” 7 anni per tramutarsi da tecnico progettista in un’azienda di telecomunicazioni a mastro birraio di professione, spinto a fare il grande salto da sponsor illustri (Kuaska in primis) e dagli apprezzamenti sempre più numerosi e significativi che “raccatta” in giro per le sue produzioni “casalinghe”. Nel 2009 apre il proprio birrificio, con un nome che è un soprannome. Loverbeer (una specie di crasi) infatti, è il soprannome che Valter si portava dietro da un po’, e che unisce il cognome di famiglia alla passione personale.
Cognome comunque “strano” quello di Loverier, originario della zona del Calvados, da dove proviene la sua famiglia, che si traferisce successivamente in Italia, nel Roero, trasformando l’originario L’ouvrier (“l’operaio”) in Loverier. E Valter può davvero fregiarsi dell’appellativo di “operaio specializzato” nel contesto del panorama birrario italiano, uno che si è specializzato in un settore particolare e affascinante: quello dell’utilizzo del mosto d’uva (e della fermentazione spontanea) nel processo di birrificazione. Le sue birre parlano di lui e per lui. La BeerBera, brassata senza l’aggiunta di lieviti, a fermentazione spontanea e con l’aggiunta di uva Barbera pigiata e diraspata; la BeerBrugna, plurifermentata dall’inoculazione di lieviti (fra i quali i bretta) e di batteri lattici e dall’aggiunta di susine damaschine (Ramassin) in macerazione; la Madamin, una fermentazione (alta) in tini di rovere e una maturazione (dopo un travaso “sur lie”) anch’essa in tini di rovere; la D’uvaBeer, prodotta con l’aggiunta di mosto d’uva Fresia in fermentazione; la Papessa, una imperial stout “intramontabile”. Quella più “normale” è la imperial stout, stile comunque austero ed onusto di gloria, non facilissimo da affrontare. Tutte “obbediscono” ai comandamenti che Valter si è dato: utilizzo delle migliori materie prime del territorio e innovazione produttiva, per una produzione sicuramente poco convenzionale e, soprattutto, senza compromessi.

E’ uno dei pochissimi ad avere i fermentatori in legno di rovere (2 da 17 hl.) e una bella serie di barriques (2 delle quali da 700 lt.). L’aver frequentato gente come Jean Van Roy di Cantillon, Tomme Arthur di Lost Abbey e Vinnie Ciliurzo di Russian River è stata una garanzia più che sufficiente per il futuro.

Al loro terzo Villaggio e parte ormai della “famiglia”, Valter e Elena presenteranno anche due nuove birre del progetto “Saison LoverBeer Style” che si aggiungeranno nei prossimi mesi ad altre tre Saison, caratterizzate ciascuna con un ingrediente collegato a una stagione.

BeerBera

In questa birra l’ospite d’onore (insostituibile) è il vino, e non un vino qualsiasi, ma “la” Barbera. Di questo pregiato prodotto del suolo (e della sapienza contadina) piemontese Valter ne fa un uso “spregiudicato” per la sua Beerbera, una fruit beer con abv 8%. Aggiunge, infatti, al mosto di birra, uva Barbera d’Alba (di Pioiero), pigiata e diraspata. Aggiunge uva e non mette lievito, Valter, in questa birra, perché ci “pensa” il vino: il 20% del mosto di uva presente in questa birra attiva, infatti, il vero e proprio processo di fermentazione (spontanea), grazie ai lieviti presenti nella buccia dell’uva stessa.
Maturata in botte è fresca e vigorosa al naso, con molta frutta rossa (ciliegia, amarena, fragola) e un leggero tono legnoso, che non la caratterizza, ma che le dona una variante importante. 8% alc. vol.

BeerBrugna

Un’altra delle spettacolari birre di Valter, brassata con l’inoculo di lieviti (fra i quali brettanomyces) e di batteri lattici, con l’aggiunta in macerazione di susine damaschine (le Ramassin della valle Bronda, presidio Slowfood). Otto mesi di maturazione per questa birra che regala sensazioni vicine a quelle di una Kriek, solo con una punta di acidità e asprezza in più. 6.2% alc. vol.

D'UvaBeer

Per la sua D’Uva beer Valter aggiunge una percentuale significativa di mosto di uva Freisa durante la fermentazione, assieme (questa volta) al lievito, un saccaromiceto in grado di aggredire, oltre che il mosto di birra, anche quello di uva (parole di Valter stesso). Birra delicatamente ma anche decisamente vinosa dal bel colore ambrato/arancio non nasconde la propria intrigante, complessa (senza essere complicata) personalità. Per niente acida, né all’olfatto né al gusto, è ricca di una bella freschezza vinosa, di una altezzosa eleganza fruttata e di quella punta di frizzantezza asprigna che la rende perfettamente dissetante. 8% alc. vol.

Saison de l'Ouvrier

E’ un Farmhouse Ale vecchio stile, sour ovviamente, fermentata con lieviti selezionati dalla BeerBera (quindi i lieviti di “Casa Loverier”, poichè la BeerBera è una fermentazione spontanea).

Serpilla

Seconda birra del Progetto “Saison LoverBeer Style” caratterizzata dall’aggiunta di Timo Selvatico (Thymus Serpyllum)

Foto ©Carlo Nardi al Villaggio 2013, Testo di ©Alberto Laschi