Pubblicato da Giovanni Nuscis su aprile 7, 2012
Come lava la scrittura di Luca Bonaguidi fissa un paesaggio emozionale e umorale nel tempo – il suo, anagrafico, interiore, e il nostro - in cui tutto muta vorticosamente, e tutto, istante dopo istante, è già passato. La scrittura, con la vita che ingloba e rattiene, è presto concrezione; la sua lettura, anzitempo, archeologia. Nell’“ostinata propensione” per dirla col prefatore “ a mantener viva la memoria.”
La vita, in questi “giorni del vino e delle rose”, a momenti è abbracciata con affettività avvolgente e misteriosa: “non conosco il significato/di questa mia estasi d’amore/…/vorrei abbracciarvi tutti/e sussurrarvi il mio segreto/vorrei congelare questi attimi/così tenacemente intensi/e farli emergere/nel delicato oblio del crepuscolo…”. Un’affettività presto arresa nel chiaroscuro del suo limite: “Eppure vorrei solo amare,/vorrei solo amarvi tutti/ma tra voi serpeggia l’odio,/cane al guinzaglio/della cieca perversione /che vi opprime.” Ma la luce continua a essere desiderata e inseguita, nella ricerca interiore, nello scavo che culmina in scrittura:”Scavo le grotte dell’anima,/piccono la mia scintilla,/cercando la durevole luce,/del mio spirito il bagliore./…/Luce,/più ti allontani e più queste pagine/si riempiono.” Anche se lo scrivere non è esercizio indefesso, e si domanda infatti l’autore: “perché scrivere la poesia /quando la si sta vivendo?” “La vita o si vive o si scrive” sosteneva del resto Pirandello.
Si coglie nei versi di Buonaguidi un’intonazione classica, l’abbandono talvolta a descrizioni solari, delicate, o crepuscolari; tra i testi più apprezzati, “L’amore del mio respiro”, “Il vero paradiso”, “I giardini trascurati della notte”, “Il vostro sinistro non essere”, “Note d’inchiostro nero su un sentimento assoluto e incompiuto”. La ricerca di belle immagini ed espressioni non è però sempre selettiva: “La tua pelle di neve/biancospino appena fiorito,/…/La liscia seta dorata/a cascata sul tuo collo,/i tuoi passi di fata/accanto alle mie parole,”; “tu sei volato lontano,/così vicino,/così lontano./La tua anima langue/in pozzanghere di suggestione.”
Ma sembra saperlo l’autore (“Non menzionare i miei errori,/già il giorno mi solleva/contro la sua onda”), con questa sua prima raccolta che lascia intravedere semi di possibili percorsi futuri, nell’intermittenza di luce che mostra ore e giorni, ed immancabili ombre, nel destino imperscrutabile che è di ogni uomo, prima che del poeta. gn
*
I giardini trascurati della notte
Il dolore scalfisce
ogni mia nuova ancora,
il fango confuso
pervade ogni nostro
residuo di purezza
e le mie vecchie utopie
hanno smarrito
il loro giaciglio originario.
Navigo il mio corpo
spingendomi avanti
a forza di bracciate in solitudine
come il nuotatore che mira la boa
per quotidiana abitudine.
Getto ancore ovunque
come un vascello notturno
che rientra al porto
dopo una mareggiata.
L’aria che stanotte
mi pesa sulle spalle
h ha la parvenza
di qualcosa che è assente.
La notte,
coi sui giardini trascurati
di solitudine e compassione,
con quel suo sapere
che chiede asilo
alle mie vene.
*
Luca BUONAGUIDI
I GIORNI DEL VINO E DELLE ROSE
FERMENTI (Roma 2010)
Prefazione di Girolamo De Simone