Partiamo dall’inizio… chi è Luca Janovitz? Come nasce musicalmente parlando… quale la sua cultura musicale? Un pubblicitario, un grafico e un cantautore con una passione innata per la scrittura. Il mio primo approccio con la musica intesa come vera passione fu a 13 anni quando insieme a Emanuele Morsiani, persona fondamentale per quello che è stato poi il mio percorso artistico, scoprimmo "For no one" dei Beatles… impazzimmo letteralmente… immagina l'entusiasmo di due ragazzini che per la prima volta scoprono il mondo della musica tramite gli occhi dei Beatles, l'ascolto di ogni loro canzone era un mondo che si apriva verso la scoperta e quella gioia ci portò a scrivere canzoni a 4 mani ( alcune delle quali pubblicate in "One Day Only, Nov 23"). Iniziammo a suonare le nostre canzoni e funzionavano, chi ci ascoltava si divertiva. Passarono gli anni e continuai a scrivere e a proporre quando capitava l'occasione i miei pezzi in versione live. Poi nel 2008 l'incontro con Mario Fabiani, grande arrangiatore e autore di molti brani celebri. Sentii i miei pezzi e mi ricorderò sempre quando mi telefonò dicendomi "Ho aperto una piccola etichetta indipendente, ho sentito le tue canzoni, mi piacciono molto, vuoi fare un disco con me?" E' partito tutto da li, producemmo insieme un primo brano, " Deserto Latteo", che presentai all'edizione Telethon 2008, seguì poi il singolo "Morirò a Settembre" che portai in giro in vari festival dedicati alla musica emergente d'autore, ed infine nel 2012 pubblicammo "One Day Only,Nov 23".
Il tuo secondo album è alle porte, Ultramondi: mi racconti l’essenza, il messaggio che vorresti emergesse in modo preponderante? Quando ho iniziato a scrivere Ultramondi la prima immagine che ho avuto è stata quella di un'argonauta alla scoperta di nuovi spazi e nuovi mondi, mi sono immaginato un viaggio musicale dove ogni brano dell'album rappresenta un mondo a parte. Gli “Ultramondi” di questo lavoro sono intesi dal punto di vista di atmosfere musicali. E' un disco caratterizzato dal fatto di non appartenere a uno stile eterogeneo e delineato. Ogni brano ha un atmosfera di genere a se. Dal rock west coast che caratterizza la canzone omonima che da il titolo all'album, per passare alle atmosfere afro di "Eden" con il suo ritornello cantato in Swahili fino ad arrivare ad esplorare altre influenze musicali come il raggae, il pop, il jazz che vestiranno i brani presenti nell'album. L'essenza di Ultramondi sta proprio nel poter viaggiare in questi mondi musicali con un tema centrale che lega tutto l'album: la scoperta dell'amore, nella sua essenza più universale, la gioia di ribadire che nonostante questo mondo impazzito esiste ed esisterà sempre questo sentimento in quanto parte integrante della nostra natura umana.
Come definiresti, a parole, la tua musica? A costo di essere presuntuoso, l'unica risposta sincera che posso dare a questa domanda, è nel dire che a tutt'oggi non riesco a definire in modo esaustivo la mia musica. La presunzione, o meglio ancora la speranza è quella di star facendo qualcosa di nuovo. Sto cercando di creare un nuovo linguaggio, certamente l'intento è quello di non sottostare alle regole del classico gioco della composizione, ma non posso esser certo io a dire se ci sto riuscendo o meno.
Unitamente all’album è previsto di rilasciare un video, che ho trovato pubblicizzato sul tuo sito: quanto è importante per te il messaggio visivo? Fondamentale direi. La produzione di un video permette di miscelare il linguaggio della musica a quello espressivo caratteristico del cinema. Ho avuto la fortuna di incontrare nel mio percorso il regista ed autore Marco Ballerini, dal mio punto di vista un genio assoluto, con il quale due anni fa ho girato il video di "Morirò a Settembre" e con il quale proprio in questi giorni sto ultimando le riprese di "Ultramondi". Un video per me è sinonimo di sperimentazione ed una grande opportunità per farsi conoscere e possibilmente intrattenere piacevolmente un pubblico alla ricerca del nuovo. Oltretutto in un mercato dove l'acquisto di un disco rimane un miraggio per un emergente che non abbia una visibilità portata da mass media, il video musicale ti permette di essere potenzialmente scoperto da più persone possibili. In questo senso la partita viene giocata in rete in quanto televisioni e grandi network tematici mettono in rotazione per lo più solo quello che viene distribuito dalle major.
Quali sono i tuoi “eroi”, artisti da cui hai tratto ispirazione? Sono troppi, questa è la domanda più difficile! Sicuramente Mozart, che a mio avviso è stato il primo vero RE del pop! Ma per passare alla musica leggera sicuramente sono molto legato alla musica cantautorale italiana degli anni '70. Renato Zero e Lucio Dalla indubbiamente sono dei pilastri, ma anche Ivan Graziani, Roberto Vecchioni, Francesco De Gregori, Rino Gaetano sono tutti dei grandi che hanno accompagnato la mia adolescenza è che indubbiamente hanno influenzato il mio gusto musicale. Nel crescere sono diventato sempre più musicalmente onnivoro. Oggi seguo con piacere la nuova generazione cantautorale romana che individuo con Daniele Silvestri, Max Gazzè e Niccolò Fabi, ma ascolto con molta attenzione tutto quello che viene dalla musica indipendente, sia italiana che internazionale; i miei eroi più recenti sono i Virginiana Miller, trovo nei testi di Simone Lenzi una bellezza estetica e di concetto assolutamente strabiliante.
Musica, immagini, teatro… arti differenti che si uniscono: qual è il tuo sentimento sul cambiamento espressivo in atto? L'arte in tutte le sue forme è uno specchio della società in cui viviamo, le forme artistiche citate nella domanda non possono altro che essere mutevoli e andare di pari passo con il percorso evolutivo della nostra civiltà. Non posso essere altro che entusiasta ogni qual volta venga in contatto con forme espressive che riescano a reinterpretare la realtà tramite scelte artistiche in grado di emozionare e coinvolgere. Dal punto di vista musicale mi piacerebbe assistere a qualche evento artistico rivoluzionario, talmente forte da poter creare un movimento, l'ultimo che ho vissuto musicalmente è stato negli anni '90 con il grunge che ha influenzato a suo modo una generazione. Dal mio punto di vista da li in poi non è successo niente di particolarmente eclatante.
L’ultima domanda è solitamente dedicata ai progetti futuri, e i tuoi, nell’immediato, sono chiari, ma… che cosa vorresti realizzare in uno spazio temporale un po’ più ampio? In effetti quello di fare dischi è un primo passo, sto lavorando a un progetto, per me ambizioso, che permetta di portare in modo itinerante nei piccoli teatri di quartiere uno spettacolo fatto di musica, teatro, danza supportato da arti figurative. Non un musical, ma un vero è proprio circo delle arti che ho citato. Un impresa difficile, basata sulla contaminazione artistica, la sperimentazione e la piacevolezza del nuovo per essere messo a disposizione di tutti gli amanti dell'essere e gli intrepidi del divenire.
Luca Janovitz Inizia il suo percorso artistico a metà degli anni'90 partecipando allo scenario musicale underground della sua città natale: Firenze. Nel 2008 inizia la collaborazione con ISI PRODUZIONI e con essa l'avvio di un progetto discografico. Partecipa al Telethon 2008 con il brano inedito “Deserto Latteo”. Vince la prima edizione del Reggio Pop Music Festival, ottiene il premio della critica del Festival della musica d'autore Voci dalla Piazza e riceve il Premio Rivelazioni d'Autore 2010 FIOFA (Federazione Italiana Organizzatori Festival d’Autore). A marzo del 2012 esce l'album d'esordio "One day only,Nov 23" a cui segue un tour che tocca ospitate in centri commerciali e live in alcuni club di Firenze, Roma, Milano, Bologna. A pochi mesi di distanza dell'uscita di "One Day Only,Nov23" segue una versione deluxe con l'aggiunta di tre nuovi brani inediti: "Il lavandino" "Denti e smalto" e "Incubo Plastico". Attualmente sta lavorando al progetto "Ultramondi" titolo del nuovo album di prossima uscita.
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