Luca paolini vince la het volk, classica belga d’apertura

Creato il 24 febbraio 2013 da Postpopuli @PostPopuli

di Ferdinando Cocciolo

Grande successo di Luca Paolini nella Het Volk, prima grande classica del pavè, vittoria frutto dell’esperienza e della professionalità del corridore milanese.

Luca Paolini a braccia alzate sul traguardo della Het Volk – da www.repubblica.it

La stagione del ciclismo è ormai avviata verso gli appuntamenti più importanti, in Italia e all’estero. Il ciclismo tricolore, reduce da un  2012 quasi del tutto fallimentare nelle grandi gare in linea, ha bisogno di risposte decisive ed immediate da parte dei nostri, che possono essere ancora grandi protagonisti, ad iniziare dalla  Milano-Sanremo .  Si sente già “il profumo” del pavè, delle grandi classiche del Nord, dei “muri“, delle salite, sia  pure brevi e vallonate, che lasciano comunque il segno nelle gambe.

Le premesse per una grande stagione ci sono tutte, se si pensa esclusivamente al “ciclismo pedalato“, e non alle storie di doping o presunto doping  che hanno  trovato spazio, troppo, spazio durante la pausa invernale.

La nuova generazione, con atleti come Diego Ulissi, Oscar Gatto, Moreno Moser, Elia  Viviani, Andrea Guardini, vuole lasciare  il segno, ma dovrà fare i conti con i mostri sacri, i grandi del plotone, e con quei corridori di comprovata esperienza che, nonostante l’età, risultano ancora vincenti. Così,  dopo l’incoraggiante successo di Filippo Pozzato al  Trofeo Lagueglia, gara impegnativa che apre il calendario italiano,  ecco il trionfo di Luca Paolini nella prima grande classica tra le strade del Belgio, l’Het Volk (adesso chiamata ufficialmente Omloop Het  Nieuwsblad ).  Un risultato probabilmente inaspettato, quello  raccolto  da Paolini, 36  anni, ma  strameritato, dopo una gara interpretata bene sin dal primo chilometro, anche sotto il profilo tattico, sempre all’attacco. Luca è uno di quei corridori che vince poco, ma quando lo fa  i suoi successi hanno il “timbro” della qualità.

Paolini è uno dei nostri corridori di maggiore esperienza, capace di andar forte su ogni tipo di percorso (tranne le grandi salite); ha grande professionalità ed ha contribuito, in tutti questi anni, ai successi di ciclisti del calibro di  Michele Bartoli, Mario Cipollini, Paolo Bettini  e Filippo Pozzato.  Certamente, il successo nel “mini-Fiandre” è il più importante della carriera e dimostra come il portacolori della Katusha (appena riammessa al World Tour) si trovi a proprio agio in questo tipo di corse, che non ammettono errori, distrazioni, che impongono  attenzione, acume tattico e continui cambi di ritmo, oltre ad un notevole adattamento  ai cambiamenti atmosferici. Già nella stagione scorsa Luca aveva fatto vedere ottime cose  nelle classiche del Nord (settimo al Giro delle Fiandre 2012, dopo una gara esemplare, e undicesimo posto nella Parigi-Roubaix).

Paolini alla vigilia della corsa era convinto di far bene e di spezzare il digiuno italiano che durava dal 2007, anno in cui vinse Filippo Pozzato, allora in maglia Liquigas. Voleva vincere anche per la sua squadra, al centro di diverse polemiche in questi giorni.  E’ stata una corsa  dura  e battagliata sin dall’inizio, nella  quale  i big, tra cui Tom Boonen, Pozzato  e Hushovd, hanno tirato i remi  in barca, forse non ancora al meglio della condizione, soprattutto negli ultimi 50 chilometri.

E’ stata  la gara di Paolini, ma anche  di un altro azzurro, Marco Bandiera ( IAM  Cycling), giunto al traguardo  al sesto posto, risultato che fa ben sperare.  Ma è stata anche la gara delle cadute e purtroppo ci ha “rimesso  le penne“  Matteo Trentin,  scudiero di Tom Boonen nell’Omega, che  molto probabilmente  dovrà rinunciare  a disputare grandi corse come Parigi-Roubaix e Fiandre: insomma  una grave perdita per il capitano Boonen e le ambizioni della sua squadra.

La fase iniziale della corsa è stata caratterizzata da diverse fughe proposte da gruppetti in avanscoperta, una delle quali raggiunge un vantaggio di 5 minuti. I grandi si controllano, con Pozzato che sembra attento, nelle prime posizioni, e  consapevole di dover dare continuità al recente successo  ottenuto  al Lagueglia.

Ma nella fase calda della corsa, a circa cinquanta chilometri dalla conclusione, entra prepontemente in scena  l’Omega di Boonen, prova più che evidente dell’intenzione dell’ex-campione del mondo di fare la corsa; e tutti sanno che inizia  ora il periodo di Tom, quello in cui il campione belga punta seriamente  alle classiche del pavè.  Sul  “muro” del Leberg, azione decisa che crea  subito frazionamenti  nel gruppo.

Rimangono davanti in trenta, con Chavanel che dimostra di  avere una grande gamba, consapevole di gestire le sorti della gara per il suo capitano Boonen oppure, se necessario, per se stesso. Chavanel, Vandenbergh e Van Avermaet selezionano ulteriormente il gruppo e quindi rimane al comando un plotoncino di dieci corridori, tra cui i nostri Luca Paolini e Marco Bandiera. Pippo Pozzato, uomo di punto pronosticato tra i probabili favoriti, sembra fuori dai giochi  ed allora le nostre speranze sono puntate  sull’esperto coridore del team Katusha, che appare in gran forma, lucido e attento come non mai, certo di avere  una grande occasione pe piazzare il colpaccio.

Quando, a venticinque chilometri  dall’arrivo, scatta Vandenbergh, è lesto l’italiano nel seguirlo. I due entrano subito in sintonia, raggiungendo quasi immediatamente un vantaggio di una trentina di secondi sul primo gruppo inseguitore, mentre il “grosso” del plotone, con Boonen e Pozzato che si sono fatti da parte, è ormai tagliato fuori.  I due fuggitivi  arrivano quindi soli al traguardo, si preparano per una volata  che, salvo colpi di scena, dovrebbe favorire lo spunto veloce di Paolini. Forza Luca, siamo con te, perché ti meriti una grande vittoria in una classica prestigiosa e attendiamo nuovamente una vittoria dei nostri dal 2007.

Luca approfitta anche delle indecisioni dell’avversario e vince facile, a braccia alzate, con uno sguardo di estrema soddisfazione  ma anche di liberazione. Ilccorridore italiano, se ce ne fosse ancora bisogno, ha dimostrato di essere un campione, un vincente, forse un po’ sottovalutato, ma ancora elemento importante per il ciclismo italiano. State certi che, al Giro delle Fiandre e alla Parigi-Roubaix, lo rivedremo protagonista.

 


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