A poco serve cercare di indurre delle modifiche organiche imponendo dall'esterno uno status che l'organismo rifiuta per ragioni (psicosomatiche, fisiologiche, meccaniche) a noi ignote. Il corpo è in grado da solo di guarirsi, e lo fa molto meglio di qualunque medicina. Va solo messo nelle condizioni di farlo, affinché il processo di guarigione sia stabile e duraturo. Indurre "guarigioni" rendendo l'individuo dipendente da un qualunque tipo di farmaco somministrato periodicamente dall'esterno, non significa guarire, ma solo indurre una dipendenza cronica.
Questo è quanto accade in agricoltura, dove le colture continuamente irrorate di prodotti velenosi, vivono in un ambiente asettico (l'unico in cui possono vivere), senza sviluppare alcun tipo di difesa endogena e senza operare alcun processo di selezione interna, con la conseguenza di essere sempre più deboli e sempre più bisognose di cure.
Lo stesso avviene in medicina, quando l'abuso di antibiotici distrugge ogni tipo di difesa endogena da parte del paziente, costringendolo ad un uso sempre più frequente di farmaci, con grave detrimento del suo stato di salute. E' proprio a questo modo riduttivo di concepire la vita che l'omeopatia si oppone, dapprima attraverso lo studio attento di tutti i cofattori che hanno influenza nello stato di malattia, e secondariamente con un tipo di cura che, senza prescindere dalla rimozione delle concause precedentemente identificate, è prevalentemente indirizzato allo stimolo delle capacità di difesa interne dell'organismo. […..] […..] il preparato omeopatico fornisce un messaggio che è in grado di agire in profondità, a livello energetico. Ogni organismo non in salute necessita di un rimedio particolare, che sia calibrato su tutti i sintomi esistenti e precedenti, sull'ambiente circostante, sulle qualità genetiche e comportamentali del soggetto, sulla sua psiche.
La necessità di calibrare il rimedio, sia nella qualità della sostanza, sia nella potenza di dinamizzazione, costringe il terapeuta (medico, veterinario o agronomo) a una profonda analisi di tutte le possibili cause e concause dello stato di malattia, e ad una osservazione globale di tutti i sintomi presenti. Non verrà mai infatti "curato" solo un sintomo, ma verrà cercato un riequilibrio globale delle funzioni organiche squilibrate, che porti con sé la guarigione anche di tutti i sintomi secondari, connessi o meno con la patologia primaria. Il riequilibrio organico potrà essere raggiunto solo attraverso la somministrazione di un preparato di tipo "energetico", che stimoli l'organismo a rispondere da solo alle offese ambientali, e a riparare da solo le ferite già prodotte dalle patologie in atto. […..]
[…..]L'individuo dovrà essere messo nella condizione di poter rispondere vigorosamente agli stimoli energetici indotti dal preparato omeopatico. Non dovrà quindi presentare carenze alimentari, vitaminiche o minerali, non dovrà essere indebolito da trattamenti soppressivi, non dovrà persistere nella condizione di intossicazione presente (fisica o psichica). Allo stesso modo una pianta, per rispondere positivamente a un trattamento omeopatico dovrà essere su un terreno adatto alle proprie esigenze, dovrà essere correttamente irrigata e fertilizzata, non dovrà subire interferenze chimiche di tipo esogeno. Molte volte un'analisi corretta e minuziosa delle cause squilibranti un determinato organismo, può portare a intravedere rapidamente la soluzione a un delicato problema, senza nemmeno utilizzare un preparato omeopatico. L'obiettivo finale del rimedio omeopatico è quello di restituire la salute in modo veloce e duraturo, eliminando la causa primaria dello stato di malattia, e non i sintomi che ad essa fanno seguito. Questo è probabilmente ciò che maggiormente turba il sonno degli industriali chimico-farmaceutici, abituati ad incassare i proventi derivanti da una miriade di medici, veterinari e agricoltori (dico agricoltori e non agronomi, perché di agronomi che abbiano la possibilità di lavorare sul campo ce ne sono veramente pochi) che prescrivono farmaci su farmaci a uomini, animali e colture, per la pigrizia o l'incapacità di fare una corretta analisi delle cause profonde dello stato di malattia. E' inevitabile che in una situazione di questo genere, molti degli sforzi compiuti da scienziati e ricercatori onesti, vengano frustrati da certi politici o da certi "baroni" universitari, che, convinti di possedere il monopolio della verità, hanno più a cuore il portafoglio, che non gli interessi dell'umanità. Luca Speciani, OMEOPATIA E AGRICOLTURA. Testo di 140 pagine pubblicato nel 1987 dalla casa editrice CLESAV di Milano nella collana di Agroecologia.