Il caldo è un tantino opprimente oggi: sembra di camminare su una superficie solare, sembra uno scherzo. Dai, quando arriva quindi la realtà normale?
Mi fermo a scambiare due parole con un tizio.
Ha un sacco di tatuaggi sulle braccia. In questo periodo, mi incuriosiscono i tatuaggi, perché hanno a che fare con l'identità, credo, e farli o non farli ha un significato, non so bene quale, ma ci sto pensando. Comunque mentre un tempo non mi interessavano, ultimamente cerco di attaccare bottone con gente tatuata, per capire cosa le persone si scrivono o si disegnano sulla pelle. E perché mi piace l'idea di incidere delle parole (o immagini) su qualche superficie per dire qualcosa a chi legge. In una semplice parola: comunicare.
Lui è un ragazzo magrissimo, con gli occhiali da sole, la sigaretta e questi tatuaggi. Ci parlo per via del suo lavoro, il corriere, ma quel che mi interessava erano i tatuaggi. E così ho fatto in modo da fargli la domanda.
- Cosa c'è scritto?- Sul braccio? - Sì!- Questa è una tecnica nuova, danese, il lettering ha uno stile sofisticato... - No, no, proprio la parola.
(Perché non ero così vicina a lui da riuscire a leggere da sola, essendo anche miope, poi).
- Ah. Luchy. - Luchy?
Guardo il piccolo abitacolo del furgone, pieno di pacchi chiusi da consegnare, buste, scatole. Luca. La maggior parte sono cose di lavoro, ma non sempre.
Qualche volta sono regali, sorprese.
Luchy è fortunato, in un certo senso, perché se ne sta tutto il giorno in mezzo alle cose che contano per le persone, ai misteri degli altri, alle aspettative, ai desideri che fanno muovere la vita e le città.
Anche con 40 gradi all'ombra, anche quando dice che stare lì dentro è come stare dentro al sole.