Sul merito, la riforma del Senato, a mio parere, va nella direzione giusta: il dimezzamento dei tempi parlamentari dovuto al superamento del bicameralismo perfetto, la conseguente riduzione dei costi (che più che dalle indennità, sono causati dalle lungaggini burocratiche), la rete di dialogo tra il territorio e l’esecutivo centrale, di cui il nuovo Senato dovrebbe essere il centro nevralgico. Certo, un simile riassetto della Camera alta favorisce il decisionismo (cosa ben diversa dall’autoritarismo), ma un governo in grado di decidere in maniera rapida e tempestiva è quello che chiede la grande maggioranza degli italiani. D’altronde, nonostante il bicameralismo perfetto, nel 2001 e nel 2008 Berlusconi si è ritrovato nelle condizioni di poter piegare entrambi i rami del Parlamento alle sue necessità, eppure le malconce istituzioni democratiche italiane hanno tenuto. Le ombre della riforma, piuttosto che dalle supposte derive autoritarie, sono rappresentate dal criterio di selezione dei nuovi Senatori che, seppure non possono essere considerati dei nominati (dato che dovranno comunque prima essere eletti nelle elezioni amministrative), rimangono legati a una scelta di tipo verticistico, con la volontà dell’elettorato degradata a semplice indicazione da sottoporre ai vertici del partito. I margini per rendere più influente l’elettorato ci sono tutti, sia agendo direttamente sulla riforma del Senato, attraverso l’introduzione di elementi che rendano più trasparente il criterio di selezione, sia intervenendo sulla nuova legge elettorale, puntando sull’introduzione dei collegi uninominali invece delle ambigue preferenze, in sostituzione delle liste più o meno bloccate.
LUCI E OMBRE DELLA RIFORMA DEL SENATO #governorenzi #riforma #senato
Creato il 09 agosto 2014 da Albertomax @albertomassazzaPotrebbero interessarti anche :