Ho cavalcato l’onda della tua fama, prima di accarezzare i tuoi alberi d’ottone, e come il giovane lupo che perde la genitrice ho provato un senso di spavento e delusione, catapultato dall’illusione nel mondo.
Forse tu sei davvero l’emblema dell’inganno. Infinite voci tessono le tue lodi e caricano d’elettricità i cuori sospiranti degli innamorati che si rivolgono a te per coronare un sogno che probabilmente risplenderà fulgido come una stella cometa per poi precipitare su un pianeta freddo e privo di ogni più piccolo movimento.
Sei questa metafora? Sei un memento mori adattato a quello che è il cuore umano, a quello che vivono gli umani ben prima di ricordarsi della morte? Sei un costante altare che perpetua nelle generazioni il ricordo che promesse, aspettative e sogni non sono altro che parole, finché non si vedono realizzati?
O sei soltanto una città dalle luci ovattate?”