Un corpo sospeso e fluttuante, tutto fatto di piccoli quadrati, ideato nel lontano 1989 da Rizzatto insieme ad Alberto Meda: una sorta di lampada dalla forma ellittica che con i suoi riverberi luminosi ridisegna i profili architettonici circostanti, li rende più vitali, li presenta agli abitanti in una nuova veste.
O, più semplicemente, il “satellite della Scala” fa in modo che, almeno una volta, il passante si soffermi sul mondo architettonico che lo circonda. La luce non crea nulla di nuovo, è satellitare appunto, satellite di qualcos’altro. Illuminare significa far ricordare: grazie a una lampada sospesa edifici e palazzi possono sfuggire al dimenticatoio e a immeritati sguardi frettolosi.