Il paesino della val di Nievole aveva nel 1888 una miniera di rame abbandonata, una miniera piccola e primitiva.
Pozzo Camorra
[…] Non so se avete in mente l’affresco che dipinse Simone Martini al Palazzo Comunale di Siena, quello dove Guidoriccio da Fogliano, col suo cavallo bardato a losanghe nere e gialle, va all’assedio di Montemassi.
Ecco, proprio dove nell’affresco sta Guido, ora c’è il villaggio degli operai, un grappolo di casupole e di camerotti sparsi in disordine, senza tracciato vero e proprio di strade, secondo le ondulazioni della breve piana interrotta dai cumuli dello sterile, dagli alti tralicci dei pozzi, dagli sterrati ingombri di materiale, travi di armatura, caviglie, panchini, bozze di cemento.
Lavoro in miniera
Sterile e fumo hanno bruciato il verde della campagna, sporcato le costruzioni – non risparmiando nemmeno gli uffici e la direzione – e tutto sembra sudicio e vecchio. Il terreno qua e là ha ceduto e certe case stanno in piedi per forza di cavi, altrimenti si sfascerebbero come se fossero di cartone. Ma io ricordo che le famiglie ci resistevano, a forza di cambialette s’erano comprata la cucina economica e la radio, i giovani s’erano fatta la moto e la domenica andavano a Follonica per i bagni.
Soccorsi
[…] La mattina del giorno dopo, alle sette, la miniera esplose. Rimasi quattro giorni nella piana sotto Montemassi, dallo scoppio fino ai funerali, e li vidi tirare su quarantatre morti, tanti fagotti dentro una coperta militare.
[…] Alla sala del cinema, ora per ora, cresceva la fila delle bare sotto il palcoscenico, ciascuna con sopra l’elmetto di materia plastica, e in fondo le bandiere rosse.
I Funerali
[…] Ai funerali ci saranno state cinquantamila persone, tutte in fila con le bandiere, le corone dei fiori, il vescovo con la mitra e il pastorale.
E quando le bare furono sotto terra, alla spicciolata se ne andarono via tutti, col caldo e col polverone di tanta macchine sugli sterrati.
Io mi ritrovai solo sugli scalini dello spaccio, che aveva già chiuso, e mi sembrò impossibile che fosse finita, che non ci fosse più niente da fare. […]
(Luciano Bianciardi, La vita agra, Rizzoli 1962)
* Le foto sono tratte dall’Opuscolo “Ribolla – Cronaca di una miniera” prodotto e distribuito dal Comune di Roccastrada – Grosseto.