Luciano Manara | Tra gli eroi della seconda Repubblica Romana.

Da Galadriel
Luciano Manara nacque Milano, il 23 marzo 1825, e mori a Roma, il 30 giugno 1849. Fu un patriota italiano, tra i personaggi più conosciuti del periodo Risorgimentale. Si sacrificò durante la difesa della seconda Repubblica Romana.
Luciano Manara nacque in una famiglia benestante della borghesia milanese, fu legato da una forte amicizia a Carlo Cattaneo, e completò i sui studi liceali a Milano. Partecipò alle lezioni della scuola di Marina a Venezia e a cavallo tra il 1840 e il 1846, abitò per un lungo periodo in Germania e in Francia. Sposò Carmelita Fè, da cui ebbe tre figli: Filippo, Giuseppe e Pio Luciano.

Luciano Manara


Fu partecipe valoroso delle Cinque Giornate di Milano, a capo oltretutto dell'operazione che condusse alla conquista di Porta Tosa, chiamata così, immediatamente dopo l'Unità d'Italia, Porta Vittoria, e alla Prima guerra di indipendenza italiana del 1848 al servizio del Governo provvisorio di Milano assieme ad un gruppo di 500 volontari che lui stesso organizzò, chiamati i Bersaglieri Lombardi.
Ebbe il grado di maggiore, nei Corpi Volontari Lombardi del generale Michele Allemandi, partecipò nel mese di aprile all'invasione del Trentino, con gli ordini di impossessarsi del Trento, chiudendo di fatto la strada della Valle dell'Adige ai rinforzi austriaci alle fortezze del Quadrilatero, impresa che fu fermata dagli austriaci a Vezzano il 15 aprile a soli pochi chilometri da Trento.
Nella battaglia di Sclemo, il 20 luglio, nei pressi di Stenico, pur nonostante il grande valore mostrato, Manara subi una pesante sconfitta a causa di 2.000 austriaci del maggiore Pompeius Scharinger von Lamazon e fu costretto a ritirarsi nel Castello di Stenico. Riorganizzò il Corpo di Osservazione Volontario del Tirolo, affidando il comando al generale Giacomo Durando, nell'estate partecipò alle operazioni di controllo del confine del trentino, operando in Valle Sabbia e sul Monte Stino. Al ritorno degli Austriaci mise rimedio nel mese di agosto con la sua colonna di volontari nel Piemonte dove fu gli fu dato il comando, con il grado di maggiore dell'esercito piemontese, di un corpo di bersaglieri e inserito nella divisione lombarda comandata dal generale Gerolamo Ramorino
Durante la breve parentesi della ripresa della guerra contro l'Austria del 1849, Manara combatté con la sua unità sul Po e a La Cava (l'attuale Cava Manara in provincia di Pavia, che assunse in suo onore la nuova denominazione). Dopo la sconfitta dell'esercito sabaudo nella battaglia di Novara, lasciò il Piemonte per prendere parte alla difesa della Repubblica Romana. Il 22 aprile 1849, con i suoi 600 bersaglieri, su due battelli partì da Portofino per Civitavecchia e il 29 raggiunse Roma. Dopo svariati combattimenti contro le truppe borboniche nei pressi della città, ottenne la promozione di tenente colonnello e in seguito quella di colonnello. 
Il 16 maggio con la sua brigata uscì da Roma e con le truppe della repubblica occupò prima Anagni e poi Frosinone. Dal 3 giugno i francesi del generale Oudinot attaccarono Roma. Vennero organizzate le difese contro le più numerose forze nemiche e Garibaldi lo nominò capo di Stato Maggiore. Dopo furenti scontri, il 30 giugno nella difesa di Villa Spada, fu colpito a morte. Prima della sua morte, Manara ebbe modo di scrivere in una lettera all'amica, Francesca "Fanny" Bonacina Spini, le memorabili parole:

"Noi dobbiamo morire per chiudere con serietà il Quarantotto; affinché il nostro esempio sia efficace, dobbiamo morire".


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :