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Luciano Paolucci: “Ho perdonato l’assassino di mio figlio”

Creato il 13 novembre 2013 da Tipitosti @cinziaficco1

“Se potessi parlare con Luigi Chiatti gli farei capire quant’ è bella la vita. Qualche anno fa ci ho provato. Non è stato facile. Si è messa di traverso la burocrazia. Chissà se un giorno riuscirò a farlo. Gli direi anche che l’ho perdonato”.

A parlare è Luciano Paolucci, nato a Santa Vittoria in Matenano, nelle Marche, papà di Lorenzo, che nel ’93, a soli 13 anni e mezzo, fu assassinato proprio da Chiatti, noto come il mostro di Foligno, condannato a due ergastoli in primo grado e a 30 anni  in Cassazione.

Oltre a Lorenzo Paolucci, nell’ottobre del 1992, Chiatti uccise Simone Allegretti di quasi 5 anni. L’omicida sta scontando la sua pena, ridotta di tre anni per effetto dell’indulto del 2006, nel carcere di Prato.

Luciano Paolucci: “Ho perdonato l’assassino di mio figlio”
“Ci sono voluti tanti anni – afferma Luciano – ma oggi sono sereno. Ho scoperto la bellezza della vita, che vorrei far conoscere a chi ha ucciso mio figlio. So perché l’ha fatto, conosco il suo passato, la sua infanzia violata e l’ho perdonato. Ma dobbiamo impedire che altri omicidi, altre violenze sui minori, ma anche sulle donne, vengano commessi. Per questo nel ’95, quando è nata mia figlia Elisa, ho fondato l’Associazione la Marcia degli Angeli, che conta oggi circa 10 mila iscritti in tutto il mondo”.

Ma come ha fatto ad andare avanti dopo una tragedia così devastante?

Dopo i funerali, nelle settimane successive all’assassinio, ricordo che imploravo Dio di farsi vivo. Pregavo in modo ossessivo. Volevo vederlo, sapere perché era successa proprio a me una cosa così straziante. Dopo alcuni giorni ho visto l’immagine di Cristo sulla porta di una casa abbandonata, lungo la strada che mi portava nella mia cittadina nelle Marche. Alcuni mesi dopo l’omicidio ho sentito la voce di Lorenzo. Mi disse: ‘Ciao papà. Allegria nella vita!” A mio padre è capitato di vedere la sua immagine quasi ascendere in cielo. Ho avuto più volte in tutti questi anni la conferma che lui è sempre con me, mia moglie e i miei due figli.

Non ha mai pensato che fossero allucinazioni dovute ad una immensa sofferenza?

Non sono stato solo io a vederlo. E’ capitato anche a mia cugina. So che è difficile crederci. Ma tante volte ho avuto la conferma che mio figlio è sempre accanto a me. E’ stato lui un giorno a farmi capire che avrebbe aiutato sempre suo fratello, Stefano, l’altro mio figlio di 28 anni, che ha avuto grossi problemi dopo la tragedia di Lorenzo. Oggi è una persona serena, ha un lavoro. So che è stato Lorenzo a proteggerlo.  A guidarlo.

Ha trovato un senso a ciò che le è capitato? Qualcuno ha associato la morte di suo figlio al satanismo in Umbria.

Le sembrerà sorprendente, ma mi sento sereno. Il mio sacrificio è simile a quello che ha fatto Gesù per noi.  Non vivo di odio, non ho mai cercato vendetta. Ho perdonato Chiatti. E mi piacerebbe parlare con lui un giorno. Gli insegnerei cos’è l’amore. Quel ragazzo ha sofferto troppo. Non può immaginare che gioia dia riuscire a perdonare un gesto così  terribile. Per il resto non so.

Sua moglie come vive? 

E’ serena, ma non quanto me. Io ho trovato la mia strada e ridato un significato alla mia vita. Combatto ogni giorno perché nessun bambino venga maltrattato. Sto organizzando un convegno per il 23 novembre prossimo ad Assisi con il Movimento Per L’Infanzia, un’altra associazione che ho fondato con l’avvocato Andrea Coffari, presente in tutta Italia. Parteciperanno psicologi e psichiatri infantili. Il nostro obiettivo è fare in modo che non si abbassi mai la guardia né sulle donne, né sui minori. E parlo soprattutto di quelli che vengono usati dai genitori che si separano, o divorziano, sempre in aumento. Attraverso mediatori familiari tentiamo anche di ricomporre i conflitti fra i genitori. Non sempre ci riusciamo. Ma quando due tornano insieme e recuperiamo un bambino sofferente, non immagina cosa provo. Allora mi dico che il mio sacrificio e quello della mia famiglia non è stato inutile.

In futuro?

Cercherò di incontrare Chiatti. Mi auguro che il carcere l’abbia cambiato. Un giorno lui disse che, una volta uscito, avrebbe continuato ad uccidere. Bene, mi auguro che abbia cominciato a  intravedere la luce. L’odio non è scritto nel Dna di una persona.

                                                                                                                         Cinzia Ficco

 


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