James Nesbitt è di nuovo un poliziotto al servizio della televisione britannica, questa volta in Lucky Man un serial dallo stampo paranormale che vanta la firma di Stan Lee.
Articolo a cura di Max Borg
La sorpresa più grande legata a Lucky Man - o meglio, Stan Lee's Lucky Man - è appunto leggere nei titoli di testa il nome del creatore di Spider-Man, Iron Man, Hulk e mille altri personaggi. Quanti, infatti, si aspetterebbero la partecipazione creativa di uno dei padri fondatori dell'universo Marvel a un serial poliziesco inglese, per giunta uno avente come protagonista James Nesbitt, che in quanto veterano di Murphy's Law si porta appresso una certa immagine relativa al poliziotto irlandese sul piccolo schermo? Il risultato è un binomio effettivamente strano, e al tempo stesso curioso e divertente, una scommessa in apparenza azzeccata per la programmazione della Sky britannica, anche se bisognerà aspettare per vedere se le promesse del pilot verranno mantenute, e soprattutto se il potenziale per migliorare sarà stato sfruttato.
Niente stramberie, siamo inglesi
L'idea di base è palesemente riconducibile a Lee, da sempre capace di prendere un cliché - in questo caso, il poliziotto separato e tormentato, indebitato fino al collo a causa del gioco d'azzardo - e rielaborarlo sotto un'ottica diversa; nello specifico, dando al poliziotto in questione la capacità di controllare la propria fortuna. Inevitabilmente, un elemento fondamentale della storyline sarà l'uso di tale privilegio ("Da grandi poteri derivano grandi responsabilità", ci ricorda dal 1962 la creatura più celebre dell'autore), ma nel primo episodio tali considerazioni filosofiche rimangono in superficie, dato che la priorità massima è introdurre al meglio la premessa e i personaggi. Il risultato è un pilot molto tradizionale, all'americana (il che è insolito per le serie inglesi, che hanno la stagione completa confermata prima ancora che si inizi a girare), interessante ma sbrigativo e a tratti troppo verboso. Paradossalmente, il primo capitolo è anche molto britannico, nel senso che siamo più vicini alle atmosfere di un procedural inglese tradizionale che a quelle di ciò che dovrebbe essere un programma sui generis, in particolare se si considera la firma in calce di Lee. Al di là dei titoli di testa e un cliffhanger non particolarmente intelligente, il mood fumettistico è per lo più un'entità sconosciuta.
Una volta sbirro, per sempre sbirro
E in mezzo a tutto questo brilla James Nesbitt, da sempre uno degli interpreti più raffinati - e ingiustamente trascurati da gran parte del pubblico internazionale - dello schermo britannico, grande o piccolo che sia. Come abbiamo già detto, la sua partecipazione al serial comporterà inevitabili paragoni - almeno se si conosce il suo curriculum televisivo - con Murphy's Law, e non tutti positivi, anche se sul potenziale a lungo termine di Lucky Man non ci possiamo ancora pronunciare. Di sicuro l'attore del Coleraine è, per ora, la ragione migliore per seguire le gesta del povero Harry Clayton, seguito a ruota da Eve Best nel ruolo della moglie. E non possiamo non menzionare il cameo obbligatorio di Lee, che appare nei panni di se stesso mentre firma autografi al Forbidden Planet, celebre negozio nerd di Londra.
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