Lui

Da Rafahell
Torno a scrivere dopo alcuni mesi. Torno a scrivere perchè è necessario farlo solo quando si è davvero ispirati. Torno a scrivere per commentare il quotidiano, come sempre. Torno a scrivere perchè forse ne ho bisogno io. Torno a scrivere perchè qualcuno mi ha detto di non lasciare morire questo blog. Torno a scrivere e basta.
Il quotidiano, le emozioni, le sensazioni, i profumi...le parole, sono queste le cose che mi riportano su queste "pagine bianche".
Ti svegli la mattina e senti un senso di vuoto che colpisce lo stomaco, crea brividi sulla pelle, ti gela le mani. La pelle d'oca...un modo di dire così grossolano ma così perfetto per descrivere la sensazione che si ha sulla pelle quando, nonostante il calore umano (o solare), il freddo coglie impreparato anche il maglione più pesante.
Quello che mi incatena quest'oggi è proprio l'importanza delle parole in ogni giorno che viviamo. Fa piacere un buongiorno, fa piacere un "come stai" oppure un semplice "ciao". E chissà quanto può dare piacere sentirsi dire un "ti pensavo". E' davvero tanto che non sento queste parole e forse io ne ho distribuite troppe, a chi non le merita anche.
Il silenzio è assordante, a volte. Quel silenzio che stordisce, in attesa di qualcosa, di una parola, di un suono.
Ricordi che prendono vita nel silenzio. Immagini che si mescolano davanti a te e quasi non vedi più davvero con gli occhi...ma solo con la mente. La testa si distrae e non ti accorgi nemmeno che i minuti e le ore passano così, senza un vero motivo. Stai fermo lì a guardare il vuoto...ad occhi esterni. Non per te. Tu stai guardando un film...una serie di fotogrammi perfettamente nitidi, come fossero lì davanti a te. Una proiezione gratuita solo per le tue pupille. E l'attore sei tu...la star...il protagonista....poi, vabbè, la trama non è un gran che e finisci col criticare quel che vedi. La trama della tua vita non ti entusiasma, non ha il mordente giusto per catturare l'attenzione dei media. Ma che cazzo te ne frega? Sta catturando te. Un velo di malinconia si posa lentamente su di te...non puoi scansarlo così facilmente. D'altronde stai guardando tutti gli anni che hai vissuto, gli errori, le gioie, le disperazioni, i sorrisi, le lacrime...quasi in abbondanza.
E poi ci sono quegli attimi da cui non ti stacchi, non riesci proprio a farlo. Li senti tuoi, li senti vivi, li senti pulsare nelle tue vene. Li rivivi, ricordandoli. Li desideri, ricordandoli. Li proietti nel futuro, ricordandoli.
Ma ancora tutto tace...
E c'è poi quella parola...quella parolina che ogni volta che la ascolti, che la senti pronunciare...ti uccide, ti sotterra e ti toglie la luce. Lui. Tre lettere. Non è nemmeno un nome...è solo una parola sulla bocca di Lei. Lei. Altre tre lettere che pronunciano le precedenti tre.
E Lui non sei Tu. Sei in minoranza anche letteralmente. Due lettere per me, tre per Lui. Ti batte in tutto e te ne fai una colpa.
Forse se io non avessi fatto quella scelta, forse se io fossi stato più forte, forse se io fossi stato più maturo, forse se io fossi stato più sincero. Gli errori si pagano, è un dato di fatto. Si pagano cari. E io ho da smaltire almeno un paio d'anni ancora.
Lui ha rovinato tutto. Lei pure. Lui però è in vantaggio. E sempre lo sarà.
"Se potessi far tornare indietro il mondo, farei tornare poi senz'altro te...per un attimo di eterno e di profondo, in cui tutto sembra, sembra e niente è...e niente c'è....Tenersi stretto stretto in tasca il mondo, per poi ridarlo un giorno solo a te, a te che non sei parte dell'immenso...ma è l'immenso che fa parte solo di te..."
(Negramaro - L'Immenso)

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