Luigi Capuana, Firenze

Da Paolorossi

[...] Intorno ad alcuni avvenimenti non ho nessun dubbio. Notiamo la data: nove mesi fa. Notiamo il luogo: Firenze. Ero arrivato la sera avanti. Due giorni prima, mi trovavo a Napoli, deciso di starvi fino alla metà di giugno. Nella stagione di primavera Napoli è un paradiso. Vi ero andato per godermi questo paradiso, e per nient'altro. Avevo passato mezza giornata nell'Acquario tra le meraviglie della vita sottomarina... Improvvisamente, quasi mi fosse stato suggerito all'orecchio da qualcuno, io pensai: "Va' a Firenze!... Va' a Firenze!"

[...] Partii il giorno dopo, senza maravigliarmi della mia risoluzione, quasi la gita a Firenze fosse stata segnata nell'itinerario del mio viaggio. Soltanto arrivato colà, mi domandai stupito: "Che cosa son venuto a farvi? Ormai!..." e uscii dall'albergo e infilai la prima via che mi capitò davanti... Cinque minuti dopo, mi trovavo in piazza dell'Indipendenza...

Oh, questo non è sogno! Ricordo benissimo, ho coscienza della realtà... La bionda signora mi era passata accanto inondando l'aria del suo profumo, sotto l'ombrellino con strisce gialle e bianche ornato di larghe trine... La veste di leggerissima stoffa, con strisce gialle e bianche anch'essa ma piú strette, ne modellava elegantemente la persona svelta e sottile. Non avevo potuto osservarla in viso, cosí rapidamente mi aveva oltrepassato. Vedevo, sotto i riflessi dell'ombrellino, l'oro dei suoi copiosi capelli rialzati su la nuca, dai quali sfuggivano alcune ciocchettine che tremavano a ogni passo, come cosa viva.

Fui tentato di seguirla, di raggiungerla, per la sola curiosità di conoscere se l'aspetto corrispondeva alla elegantissima linea della persona.

In quel punto, ella svoltava per via Enrico Poggi - via appartata, silenziosa, con case che paiono villini - e suonava a un portoncino. Si era voltata al rumore dei miei passi, un po' contrariata, mi parve, che qualcuno l'avesse seguita... Cosí potei accertarmi che ella era bellissima. Visione di un istante! All'aprirsi del portoncino avevo intravveduto un andito con busti in marmo, grandi vasi con piante e, in fondo, una vetrata con vetri colorati... Il portoncino si era richiuso. Tornai addietro lentamente, conturbato dalla rapida visione, quasi qualche parte di me fosse penetrata là, dietro a colei, ed io ne sentissi la mancanza. Giacché subito provai la viva sensazione di rivedere con l'imaginazione quell'andito e d'inoltrarmi dietro a l'incognita per le stanze, oltre la vetrata con vetri a colori.

( Luigi Capuana, Racconti - Delitto ideale: L'inesplicabile )

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