Luigi Pirandello: “Abbasso il pirandellismo”

Creato il 15 dicembre 2012 da Rita Charbonnier @ritacharbonnier

Luigi Pirandello nel 1934

Non amo gli anniversari di morte, quindi la pubblicazione di questo articolo di Luigi Pirandello non è in alcun modo riferibile al fatto che da poco è passato il 10 dicembre e il suo autore morì in questa data del 1936. Da tempo lo custodivo in una cartellina, immaginando di metterlo a disposizione dei lettori del blog. La pagina è facilmente stampabile attraverso il pulsante Share in alto a destra; suggerisco di utilizzare PrintFriendly. Chi dovesse ritenere, a qualunque titolo, che la pubblicazione in rete del testo rappresenti una violazione dei suoi diritti può scrivermi attraverso il mio sito.
Come nel caso dei testi di Marta Abba e Paola Borboni, che ho già pubblicato, l’articolo è tratto dalla rivista di teatro Il Dramma; fu scritto originariamente per Paris Midi, in occasione della presentazione al pubblico parigino de L’uomo, la bestia e la virtù (presso il Théâtre Saint-Georges). Per inquadrare la società teatrale del tempo, quindi il contesto nel quale l’articolo si colloca, vi invito a visitare questa pagina; e per approfondire le questioni pirandelliane, il portale pirandelloweb.
Abbasso il pirandellismo, di Luigi Pirandello Da Il Dramma – Anno VII – n. 128 – 15 dicembre 1931
Fino a oggi il pubblico parigino non conosce che una parte del mio teatro, la parte più difficile: quella che è, diciamo così, più intellettuale che sentimentale, più drammatica che comica, più umoristica, nel senso filosofico della parola, che ironica e satirica.
Fino al giorno in cui il nome di uno scrittore resta strettamente congiunto alla conoscenza effettiva delle sue opere è raro che egli raggiunga la celebrità. Può al massimo godere la stima di una cerchia più o meno vasta di lettori. La celebrità nasce il giorno in cui, non si sa come né perché, il nome di uno scrittore si stacca dalle sue opere, mette le ali e spicca il volo. Il nome!… Le opere sono molto più serie: non volano, ma camminano a piedi, per conto loro, con il loro peso e il loro vero valore, a passi lenti. Ma intanto il nome ha spiccato il volo.

Ritratto di Pirandello (fonte)

E con il nome, certe concezioni astratte e stravaganti, un paio di soggetti sfigurati, alcuni titoli.
Forse non esiste scrittore più sconosciuto di uno scrittore celebre! È così che molte parti del mio teatro e in generale la mia opera letteraria, specialmente le mie novelle, continuano a piedi la loro strada, a passo pesante, e sono naturalmente rimaste indietro.
E adesso che questa parte della mia opera arriva a Parigi, dopo aver attraversato diversi paesi europei e americani, corre il rischio di provocare delle sorprese. Quest’opera trova già prevenuti tanto il giudizio della critica quanto l’attesa del pubblico, per colpa di tutte quelle concezioni astratte e stravaganti sulla realtà e la finzione, sul valore della personalità e sul relativismo, eccetera, che non sono altro se non le deformazioni cristallizzate di due o tre delle mie commedie, di quelle due o tre che sono arrivate per prime a Parigi, proprio al momento in cui il mio nome ha preso il volo: questo nome che, per colmo di sventura, non è nemmeno più il nome, ma è diventato la radice della parola “pirandellismo”.
***

Pirandello nel suo studio

Mi si permetta di dire che nessuna delle mie opere, che sono tutte nate al di fuori della tesi e degli apriorismi filosofici, è malata di pirandellismo. Sono state modestamente concepite e composte da uno scrittore che si chiama Pirandello e che nel momento in cui scriveva non immaginava nemmeno lontanamente la disavventura che lo attendeva, e non poteva prevedere che queste opere fossero predestinate a essere catalogate sotto una etichetta unica, sotto una formula immutabile, di un carattere rigido e definitivo.
A nome della mia opera tutta intiera, così come questa opera è nel suo assieme, io mi ribello contro la mia fama e contro il pirandellismo e arrivo fino a dichiarare di essere pronto a rinunciare al mio nome, pur di non riconquistare la libertà della mia immaginazione di scrittore, libertà di cui ho pienamente goduto fino al momento in cui ho scritto le mie opere e di cui voglio continuare a godere sino alla fine e cioè sino a quando la mia fantasia mi offrirà la sua ultima immagine e il mio cervello la sua ultima idea.

L'edizione del 1922

Ecco oggi il mio apologo L’uomo, la bestia e la virtù. Questo apologo è molto mio e non contiene nemmeno l’ombra del pirandellismo. Commedia comica e satirica, che io ho voluto chiamare “apologo” perché rappresenta precisamente un uomo in mezzo alle bestie, un uomo sensibile, pieno di cuore e di intelligenza, sincero e capace di mentire, preso come nelle pinze di una tenaglia fra la strettezza ipocrita della morale borghese – maschera della virtù – e la bestialità umana.
Apologo, con la morale amara che ne deriva, e cioè che è bestiale soffrire come un uomo, mentre gli uomini vivono in maggior parte come delle bestie e mentre la morale non è che ipocrisia.
Tragedia o farsa? Io direi una tragedia annegata in una farsa. Quest’aria di farsa è come il soffio inevitabile della bestialità umana e se quest’aria di farsa ha la truculenza e la grossolanità di certe opere classiche, bisogna pensare alle commedie italiane del secolo decimosesto e alle farse molieresche. L’uomo costretto a respirare questo alito bestiale ne rimane soffocato. E la sua tragedia è precisamente in questa farsa, da cui esce naturalmente anche una satira dei valori umani astratti e convenzionali, attraverso la santificazione della virtù ipocrita sotto una maschera da cortigiana e con la menzogna consacrata come un’ostia sull’altare della bestia.
Si vedrà sulla scena la maschera della virtù parlare e commuoversi con voce artefatta, con gesti e movimenti da marionetta, e la bestialità umana apparirà con i segni riconoscibili dell’una o dell’altra bestia su quasi tutti i volti umani.
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Pirandello con Marta Abba

Tengo a ringraziare di cuore Max Maurey di aver saputo rendere, con tanta intelligenza e con tanto sapore, lo spirito e la lettera del mio apologo. Ringrazio egualmente Benoît Leon Deutsch e Jacques Albert di aver accolto il mio lavoro nel loro teatro.
Marta Abba, la grande interprete italiana di tutto il mio teatro, ha voluto accettare l’invito fattole di recitare il mio lavoro in francese. La ringrazio, così come ringrazio tutti gli eccellenti attori che mi hanno prestato la loro efficace collaborazione, e desidero esprimere la mia particolare gratitudine ai due grandi attori André Lefaur e Pauley.
Luigi Pirandello

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