“Luinesi all’estero” è una rubrica che periodicamente sta raccontando vite, esperienze e speranze di tutti quei luinesi che hanno deciso di abbandonare l’Italia per cercare un futuro migliore. Come tanti altri concittadini, infatti, sono decine e decine i luinesi che si sono trasferitI all’estero, alcuni anche in Usa o in Australia, con l’intenzione di lavorare oppure spinti dal seguire le proprie passioni. Oggi è stata Barcelona la nostra meta, dove abbiamo intervistato Luciano Amadei che da oltre tredici anni vivi nella città catalana. Dopo aver lavorato in alcuni ristoranti, bar, hotel ed ostelli, ora è impiegato in un Centro Yoga nel centro di Barça.
Raccontaci di te… Quando sei andato via dall’Italia? Dove vivi?
Sono nato a Luino nel settembre del 1980 e fino al mio diciannovesimo compleanno ho passato la mia adolescenza in questo pittoresco paesino del Nord Italia. Ora ho 35 anni ed è da tredici che vivo a Barcellona. Sono arrivato ad innamorarmi di questa città già la prima volta in cui l’ho visitata e l’ho apprezzata sotto qualsiasi aspetto: non solo per le caratteristiche geografiche-climatiche, ma anche per quelle artistiche e sociali. Mi sono sempre trovato bene ed è stato facile coniugare i miei bisogni e le mie attitudine da giovane ventenne con voglia di costruirsi il proprio futuro e realizzare i propri sogni in un luogo dove, se hai voglia di fare, avrai sempre un’opportunità per dimostrare, imparare e ampliare le qualità professionali e di vita.
Quali motivi ti hanno portato a lasciare l’Italia?
Le ragioni che mi hanno fatto lasciare il mio bel paesino sono state puramente spontanee. Dopo aver terminato le Scuole superiori di Meccanica a Varese, trovai lavoro in una ditta proprio vicino casa. Si trattava di un lavoro comodo, con possibilità di crescere professionalmente e che mi avrebbe permesso di costruire una tipica vita da buon luinese non lontano dalla famiglia, dagli amici di sempre e vicino a tutte quelle sicurezza che mi avevano accompagnato fino a quel momento. Oggi posso dire che la fuga dalla mia terra è stata una conseguenza diretta di quelle vacanze in InterRail che ho fatto tra i sedici e i diciannove anni. Interi mesi a viaggiare in Europa in treno, che mi hanno aperto la mente a un mondo di esperienze che a Luino già non era possibile trovare. A questo aggiungerei anche la voglia di imparare nuove lingue e la necessità di uscire dalla mia zona di confort, per rincontrare nuove emozioni. Così sono partito e ho vissuto in città cosmopolite e multiculturali come Londra e Barcelona.
Di cosa ti occupi? Come si svolge il tuo lavoro quotidianamente?
Il fatto di conoscere tre lingue in una città così turistica come Barcellona mi ha sempre permesso di trovare lavoro abbastanza facilmente, soprattutto nel settore turistico: ristoranti, bar, ostelli e/o hotel. Questi lavori stagionali non mi hanno mai permesso di firmare contratti indeterminati o di avere particolari sicurezze economiche, ma mi hanno sempre permesso di organizzare, durante i periodi invernali, viaggi in varie parti del mondo come in Asia, Sud America e Africa. Sono ormai due anni che lavoro nella reception di un centro di Yoga, situato nel cuore della città. Il mio lavoro consiste nel dare informazioni alle persone che vogliono iniziare questa nuova esperienza. Inoltre, seguo la parte amministrativa del centro affinché possa garantire il migliore servizio ai nostri clienti. Nei weekend, inoltre, faccio qualche extra in un ristorante vintage nella parte antica della città. Quotidianamente vado a lavorare in bicicletta, vivo a due passi dal mare e nell’ultimo anno ho intensificato la mia pratica e i miei studi per poter diventar professore di Yoga.
Hai avuto esperienze altre lavorative in Italia? Se sì, quali differenza hai riscontrato?
A livello lavorativo, nella mia esperienza, non ho trovato poi così tanta differenza tra l’Italia e la Spagna. E’ vero che in Italia molte volte si riscontra con un nepotismo che disillude i giovani e annienta la meritocrazia, che invece dovrebbe garantire una giusta efficenza per migliorarsi professionalmente. Sarei ipocrita, però, se dicessi che nei miei anni di lavoro in Italia non ho incontrato anche molta professionalità e voglia di dimostrare che siamo un paese che può far meglio. La grande crisi economica che stiamo vivendo in questi anni sta trasformando i modelli su cui abbiamo sempre vissuto e questo sta succedendo sia in Italia che in Spagna. Al giorno d’oggi trovare un buon lavoro, che ti permetta di tirare avanti con la massima aspettativa per il futuro, dipende molto da quanto una persona sia in grado di prepararsi e adattarsi ai bisogni di questa nuova società. Tutto è nelle nostre mani.
Come ti trovi in Spagna? Ti sei integrato nella società?
In Spagna mi sono sempre trovato benissimo. Il cibo, la musica e la cultura “fiestera” che si può trovare da queste parti è unica e vivere qui non è non eccessivamente dispendioso. Barcellona è un porto di mare in una zona strategica del Mediterraneo: questa sua caratteristica la obbliga da sempre ad aprirsi al mondo e conferirle così questo suo multiculturalismo che oggi la caratterizza. Il clima, poi, è ideale. In estate ci si può rilassare sulle spiagge della stupenda costa, perfettamente connessa con i trasporti pubblici e in inverno ci si può muovere tra le piste sciistiche o tra gli incredibili cammini delle montagne dei Pirenei. Come italiano non ho mai avuto problemi di integrazione: la comunità Italiana a Barcellona è una delle più grandi e questo senza dubbio ci da la possibilità di farci apprezzare e nello stesso tempo di mantenere molte delle nostre abitudini culturali e culinarie, che tanto mancano quando vivi fuori dall’Italia. Io sono riuscito a integrarmi totalmente anche grazie alla mia ex fidanzata che è di Barcellona. Nel corso di quei dieci anni passati insieme, mi ha inserito in moltissimi contesti catalani spesso difficili da abbordare se non si esce dalla città o se non si parla la lingua catalana.
Quali difficoltà hai riscontrato?
Forse proprio il fatto che in questa regione spagnola sia così importante parlare il catalano può creare difficoltà professionali, sopratutto quando si lavora fuori da Barcellona o quando si lavora con imprese locali.
In quali altri paesi hai vissuto? Come ti sei trovato lavorativamente parlando?
Ho vissuto anche un anno a Londra, una città che non si ferma mai e che sicuramente offre infinite possibilità sotto l’aspetto professionale. La mentalità inglese è sicuramente molto dinamica ed efficiente, però questa peculiarità può stressare molto le persone. Secondo me, poi, il clima è troppo grigio e la vita è troppo cara.
Ti manca qualcosa dell’Italia? Cosa?
La cosa che mi manca di più è la famiglia. Tornare a casa mi fa sempre capire quanto i miei cari mi siano sempre stati vicini e come mi abbiano sempre appoggiato malgrado la distanza. La emozione di riabbracciarsi e di risentire quel calore di casa propria è infatti una delle ragioni che mi spinge a tornare tutte le volte che ne ho possibilità.
E invece, che progetti hai per il futuro?
Il mio progetto futuro è diventare professore di Yoga. Ora, infatti, sono in viaggio in India per imparare di più su quest’arte medica millenaria. Spero nei prossimi anni di poter impartire dei corsi a Barcellona.
Pensi che un giorno tornerai in Italia?
Ancora non so se tornerò a vivere stabilmente in Italia o a Luino. Barcellona è ormai parte di me: qui ho ricostruito la mia vita, anche se mi piacerebbe, in futuro, poter insegnare Yoga anche sulle coste del nostro stupendo lago, riportando così un poco di questa mia esperienza alle mie tanto amate radici.
Dopo quelle a Marco Zanatta, Nicholas Vecchietti, Silvia Camboni, Alice Gambato, Fabio Sai e Matteo Lattuada questa è la settima testimonianza della rubrica “Luinese all’estero”. Nelle prossime settimane continueranno le interviste ad altri luinesi che vivono e lavorano tra Europa, America, Africa, Asia e Australia.