“Luinesi all’estero”: Silvia Camboni a Parigi si occupa di pubblicità digitale

Creato il 14 febbraio 2016 da Stivalepensante @StivalePensante

“Luinesi all’estero” è una rubrica che periodicamente sta raccontando vite, esperienze e speranze di tutti quei luinesi che hanno deciso di abbandonare l’Italia per cercare un futuro migliore. Come tanti altri concittadini, infatti, sono decine e decine i luinesi che si sono trasferitI all’estero, alcuni anche in Usa o in Australia, con l’intenzione di lavorare oppure spinti dal seguire le proprie passioni. Oggi siamo “volati” a Parigi da Silvia Camboni, che lavora in un centro media occupandosi di pubblicità digitale. Silvia si è trasferita in Francia tre anni fa.

Raccontaci di te… Quando sei andato via dall’Italia? Dove vivi?

Mi sono trasferita a Parigi nel maggio 2013, quasi tre anni fa.

Quali motivi ti hanno portato a lasciare l’Italia?

Devo essere sincera, il mio caso non è una delle tante “fughe di cervelli” che si verificano ultimamente in Italia, anche se ho conosciuto molti italiani in questa situazione da quando mi sono trasferita. Mi è stata offerta l’opportunità di effettuare uno stage in questa splendida città, che ho colto al volo dato che l’aspetto internazionale è molto importante nel mio campo. Certo devo ammettere che la mia situazione lavorativa dell’epoca ha in parte contribuito alla scelta di partire/restare in Francia.

E di cosa ti occupi?

Attualmente lavoro in un centro media, mi occupo di pubblicità digitale, più precisamente di tracking di siti web e campagne online per alcuni clienti a livello internazionale.

Come si svolge il tuo lavoro quotidianamente?

Sono in contatto con le agenzie del gruppo di tutto il mondo, dall’Europa, all’Africa, all’Australia, per mettere in linea le campagne pubblicitarie dei clienti di cui mi occupo. Adoro l’aspetto internazionale e il poter comunicare con persone di tutto il mondo.

Hai avuto esperienze lavorative in Italia? Se sì, quali differenza hai riscontrato?

Ho lavorato per la filiale italiana della stessa agenzia per cui lavoro attualmente. E a malincuore (penso a tutti i miei amici ancora in situazioni di precarietà) devo ammettere che la differenza è macroscopica. In Italia ho lavorato 6 mesi, gratis, al termine dei quali mi è stato offerto di rinnovare il periodo di stage, questa volta con un rimborso spese di 500 euro che, per esperienza dei miei colleghi, si sarebbe tradotto in un contratto a progetto, passando poi eventualmente in un determinato. In Francia dopo il primo stage ho subito ottenuto più sicurezze. In particolare, l’agenzia per cui lavoro ora mi ha subito assunto a tempo indeterminato. Inoltre, qui sono molto più stimolata, mi sono offerte molte possibilità per migliorarmi personalmente e professionalmente, ad esempio sto seguendo un corso di spagnolo al lavoro pagato dall’azienda.

Come ti trovi nel paese in cui vivi? Ti sei integrato nella società?

Adesso mi trovo decisamente bene e penso di essere bene integrata, anche se devo ammettere che non è sempre stato così. Inizialmente, come penso succeda a tanti, ho preferito fare gruppo con altri italiani, ci si capisce, si è nella stessa situazione. Parigi è stupenda, ma non è una delle città più facili in cui vivere.

Quali difficoltà hai riscontrato?

Difficoltà di comunicazione principalmente. Non avendo praticamente studiato il francese, è stato difficile all’inizio, visto anche il rifiuto di parte di alcuni francesi verso l’inglese. Da qui la scelta iniziale di fare gruppo con altri espatriati come me. Poi ovviamente, non sempre è facile accettare le battutine, la maggior parte scherzose ma a volte no, sulla Mafia, Berlusconi e l’accento. O l’ignoranza di chi ancora adesso parla con disprezzo dei cosiddetti “Ritals” (“réfugié italien”, come veniva abbreviato sui documenti ai tempi r. ital, diventato un nomignolo poco gentile per gli immigrati italiani). Ma si impara a riderci sopra, a rispondere a tono ai meno gentili, e soprattutto ad aprire un po’ la mente.

In quali altri paesi hai vissuto? Come ti sei trovato lavorativamente parlando?

Per ora no. Anche se mi piacerebbe muovermi ancora, più che altro per curiosità e per migliorare il mio curriculum, ma si vedrà.

Ti manca qualcosa dell’Italia? Cosa?

Beh mi mancano i miei amici, la mia famiglia, il cibo e il bidet.

E invece, che progetti hai per il futuro?

Purtroppo al momento l’Italia non è al passo come altre nazioni in Europa (come la Francia o l’Inghilterra) nel mio campo. Ho avuto occasioni per tornare, ma ho ancora molto da imparare e penso che il luogo migliore in cui farlo non sia l’Italia.

Pensi che un giorno tornerai in Italia?

Lo spero! Come dicevo prima, mi mancano molte cose, e voglio imparare il più possibile prima di ritornare, magari per riuscire anche ad aumentare il livello attuale del Mercato in cui lavoro nel paese? E più un sogno, ma si vedrà…

Dopo quelle a Marco Zanatta e Nicholas Vecchietti, questa è la terza testimonianza della rubrica “Luinese all’estero”. Nelle prossime settimane continueranno le interviste ad altri luinesi che vivono e lavorano tra Europa, America, Africa, Asia e Australia.


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